Archivio mensile:novembre 2019

MAXINAVI A TRIESTE. ECCO QUALCOSA CHE SI PUÒ DECIDERE SUBITO.

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barca

In questi giorni di tregenda le maxinavi da crociera sono state dirottate a Trieste. Perché non continuare così? Ecco qualcosa che si può decidere subito…

https://www.corriere.it/cronache/19_giugno_05/venezia-grandi-navi-come-tsunami-fondali-laguna-massacrati-crocieristi-d1a3f7c8-8770-11e9-b851-9738da749704.shtml?fbclid=IwAR0NUAJkBffZs_WmBK7dPu14GRfvPTrOFjmW-nuna_5eqGaZ2SvhDK3-HHU

DICKENS A VENEZIA

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DickensGenova

«[…] La realtà sontuosa e stupefacente di Venezia è al di là della fantasia del più audace sognatore. Nemmeno l’oppio potrebbe far sorgere un luogo simile, e un incantesimo sfumarlo poi in visione. Tutto quello che ho sentito dire, o letto in descrizioni realistiche o romanzate, o immaginato su di essa, viene scavalcato di migliaia di miglia. E tu sai che, quando mi aspetto troppo da un luogo, è facile che ne resti poi deluso: ma Venezia è al di sopra, al di là, al di fuori della portata di ogni immaginazione umana. Non la si è mai decantata abbastanza. A vederla, ti commuoveresti fino alle lacrime. Quando sono arrivato in barca qui la notte scorsa (dopo cinque miglia di voga in gondola, cosa cui, in un modo o nell’altro, non ero affatto preparato) e quando, dopo aver visto la città galleggiare sull’acqua distante nella sua luce, come una nave, sono poi arrivato sciabordando per i canali deserti e silenti, mi è parso quasi che i palazzi fossero realtà e l’acqua febbre-delirio. E quando ancora, stamattina, ho sostato nella piazza nella luce chiara, tersa, tonificante del giorno, per Dio, la gloria del luogo era insostenibile! E passando da essa alla malvagia tetraggine delle sue terribili prigioni, giù, sotto il livello dell’acqua, nelle camere di processo, attraverso le porte segrete, nei recessi carichi di morte, dove la fiamma delle torce che porti con te pare ribellarsi come se non riuscisse a sopportare l’aria in cui le spaventose scene hanno avuto luogo, e ritornando poi alla luce nella raggiante, diafana Magia della città, e ancora immergendomi nella penombra di vaste chiese, di vecchie tombe, una sensazione nuova, una nuova memoria, pensieri nuovi mi hanno assalito. Da oggi, Venezia è parte della mia mente […]» (pp. 76-77);

«[…] Che dire degli infiniti dettagli di questi sontuosi palazzi? I grandi, pesanti balconi di pietra, uno sull’altro, file su file, e, qua e là, uno più grande degli altri, a dominarli, come un’enorme piattaforma di marmo; i vestiboli privi di porte, le finestre a pianterreno massicciamente sbarrate da grate, le immense scalinate pubbliche, le spesse colonne di marmo, le robuste arcate dall’aspetto di anfratti sotterranei, le stanze cupe, sonnolente, sonore, dai soffitti a volta, fra le quali l’occhio continua a perdersi, man mano che un palazzo segue un altro; i giardini a terrazza tra casa e casa, con verdi pergolati di viti, boschetti di alberi d’arancio e oleandri rosati in piena fioritura, venti, trenta, quaranta piedi al di sopra della strada; i muri dipinti, coperti di muffa e di chiazze e rovinati negli angoli più umidi, e invece ancora brillanti di splendidi colori e voluttuosi disegni nelle parti più asciutte; le sbiadite figure all’esterno delle case, reggenti ghirlande e corone, svolazzanti in alto, in basso, o erette all’interno di nicchie, qua e là più sbiadite e stinte che altrove, in contrasto con qualche piccolo vivido Cupido che, su una porzione di facciata decorata più di recente, stende quella che sembra aver l’aria di una copertina, ma che in realtà è una meridiana […]» (pp. 190-191).

Passi citati qui:

http://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/recensioni/recensione_169.html?fbclid=IwAR3x2f-lKvwF5L0OhTQ-QRzzAMQSK1rDbYCkRj6bN4CdJK3JVeg5Nqt_EQw