Archivio mensile:aprile 2011

MAXI NAVI IN LAGUNA? NO, GRAZIE

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TENETE LE MAXI-NAVI FUORI DAL BACINO DI SAN MARCO

Il 28 aprile 2011 abbiamo inviato una lettera ai nostri amministratori (dal Ministro Galan Al Sindaco) per metterli davanti ad una serie di problematiche che a noi veneziani sta molto a cuore: il passaggio delle grandi navi (610 mega-scafi nel solo 2010) e delle navi traghetto a pochi metri da piazza San Marco. La situazione, infatti, è estremamente grave: si deve liberare quanto prima, e per prima cosa, il Bacino di San Marco dal transito di navi-traghetto e da crociera che arrecano gravi danni ai suoi abitanti, alla città ed alla laguna compromettendone la salute, il patrimonio monumentale ed il fragile equilibrio ambientale. Inquinamento, rumorosità, vibrazioni Quando le navi sono ormeggiate in Marittima la qualità dell’aria nella zona ovest della città peggiora drasticamente; vi sono norme, anche europee, tese a migliorare la qualità dell’aria e diminuire la rumorosità, ma i dati sulla loro applicazione e sui loro effetti non sono conosciuti. Troppi i tre anni recentemente annunciati dall’Autorità portuale per il trasloco al terminal di Fusina del traffico dei traghetti (385 nel 2010, con 162 mila veicoli che si sono riversati sul Ponte della Libertà), per non assumere provvedimenti urgenti. Le misurazioni tranquillizzanti diffuse dall’Autorità portuale su rumorosità, vibrazioni ed inquinamento da fonti elettromagnetiche non concordano, infatti, con il reale vissuto di residenti e ospiti: sarebbe opportuno che organi indipendenti vigilassero su tutti questi effetti della portualità, compreso l’inquinamento delle acque, provocato dagli scarichi e dal rilascio di particelle di prodotti antivegetativi presenti sulle enormi superfici delle navi, senza dimenticare i rischi continui per fuoriuscite di carburante. Danni a monumenti ed edifici cittadini: erosione e solfatazione Vi è un gravissimo problema di moto ondoso: queste navi non fanno onde, ma ogni loro passaggio produce un risucchio subacqueo, che provoca dissesti ed erosione su fondali e rive, . Gli esiti sono devastanti, anche se non sempre immediatamente visibili, e coinvolgono tutte le strutture architettoniche sommerse, non solo in Bacino e in Canale della Giudecca, ma anche i molti canali afferenti. Inoltre, il tenore di zolfo emanato dalle navi non smette di intaccare i marmi e le pietre della città, contribuendo alla loro distruzione con il fenomeno della solfatazione. Chiediamo vengano pubblicati i dati dei controlli effettuati dalla Capitaneria di Porto in “attuazione della direttiva 2005/33/CE in relazione al tenore di zolfo del combustibile marittimo”. Inquinamento visivo Non da ultimo pensiamo che le dimensioni di queste navi siano eccessive, creando un impatto visivo estremamente negativo, un salto dimensionale che de-valorizza lo skyline urbano, deprime il patrimonio architettonico e svilisce il paesaggio. Danni alle acque ed alla morfologia della laguna Pensiamo sia necessario che vega divulgato un monitoraggio costante sull’inquinamento delle acque lagunari e che non si esiti oltre nell’assumere come prioritaria la salvaguardia della morfologia della laguna. E’ evidente che il moto ondoso e l’erosione provocati dal passsagio delle navi stanno velocemente trasformando il bacino lagunare in un braccio di mare, distruggendo fondali, velme e barene, con la perdita ogni anno di milioni di metri cubi di sedimenti, e trasformando, se non annientando, la flora e la fauna tipiche della laguna . Chiediamo verifiche da parte di organi indipendenti su tutti questi effetti della portualità Chiediamo un’applicazione più rigida delle norme, per migliorare da subito la qualità dell’aria e diminuire la rumorosità. Chiediamo che Il Ministero ai beni culturali garantisca la tutela e la fruizione di questo nostro patrimonio Chiediamo che al più presto sia vietato il transito di navi-traghetto e da crociera nel bacino di San Marco. Chiediamo il divieto, da subito, dei passaggi con maree inferiori allo zero marino, livello sotto il quale i fenomeni di erosione aumentano enormemente. Chiediamo sia data priorità immediata ai finanziamenti per la messa in sicurezza ambientale del porto. Chiediamo che la città si riappropri della Marittima e che questa abdichi al ruolo di grande porto passeggeri limitandosi al piccolo cabotaggio e al già richiesto porticciolo per yacht. Chiediamo a Comune e Provincia di avviare da subito, anche con l’Autorità Portuale, e la città un dibattito pubblico per un nuovo modello di sviluppo dell’attività portuale, finalmente compatibile con l’ambiente. Non vogliamo che Venezia rinunci alla componente economica proveniente dalla portualità ma pretendiamo che ciò avvenga nel rispetto, se non nel miglioramento, dell’ambiente e della qualità della vita in città. Abbiamo aperto un gruppo di discussione su Face book

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per raccogliere sottoscrizioni, idee, sollecitazioni ed aprire un grande dibattito attorno a questo tema, con l’obiettivo di pensare un futuro sostenibile per Venezia e per la sua laguna. Chiediamo nuove adesioni anche su altri blog e nei canali di comunicazioni normali.

40xVenezia Archeoclub Italia ARCO-Associazione Residenti Castello Orientale Arzanà Compagnia della marineria tradizionale il Nuovo Trionfo Ecoistituto del Veneto El Felze Estuario Nostro Italia Nostra Mare di Carta Pax in aqua Soc. Mutuo Soccorso tra Carpentieri e Calafati Venessia.com Venezia Civiltà Anfibia e 75 singoli cittadini

FUORI LE MAXI NAVI DAL BACINO DI SAN MARCO!

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Egr. Ministro alla Cultura  Dott. Giancarlo Galan

Egr. Presidente della Regione del Veneto Dott. Luca Zaia

Gent. Presidente della Provincia di Venezia Dott.a Francesca Zaccariotto

Egr. Sindaco del Comune di Venezia Dott. Giorgio Orsoni

Egr. Presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Dott. Paolo Costa

Egr. Presidente Venezia Terminal Passeggeri Dott. Sandro Trevisanato

Egr. Comandante Capitaneria di Porto di Venezia C.A. Tiberio Piattelli

A mezzo Raccomandata A. R.

 TENETE LE MAXI-NAVI FUORI DAL BACINO DI SAN MARCO.

Ci rivolgiamo a Voi, ognuno per le specifiche competenze, perché riteniamo sia necessario che procediate quanto prima alla bonifica del Bacino di San Marco dal traffico delle navi-traghetto e delle navi da crociera. Riteniamo che il passaggio per il Bacino di San Marco di navi enormi (629 nel 2010), fuori scala, comporti gravi danni ai suoi abitanti, alla città ed alla laguna compromettendone la salute, il patrimonio monumentale e l’equilibrio ambientale. 

DANNI ALLA SALUTE DEI CITTADINI.

Non ci rassicurano le dichiarazioni dell’Autorità Portuale in merito ai fumi emanati dalle navi da crociera e, soprattutto, dalle navi-traghetto. Chiediamo vengano pubblicati i dati dei controlli effettuati dalla Capitaneria di Porto in “attuazione della direttiva 2005/33/CE in relazione al tenore di zolfo del combustibile marittimo” a partire dalla data della pubblicazione del Decreto Legislativo 205 del 9/11/2007.

Quando questi navigli sono ormeggiati in Marittima la qualità dell’aria nella zona ovest della città peggiora drasticamente, siamo quindi ancora ben lontani dall’aver raggiunto una situazione meno che accettabile. Chiediamo perciò un’applicazione più rigida del decreto.

Le misurazioni, ufficiali ma di parte, tranquillizzanti sulla rumorosità, sulle vibrazioni e sull’inquinamento da fonti elettromagnetiche non sono compatibili con il reale vissuto dei nostri concittadini e ospiti. Ancorché la riduzione della qualità della vita non sia commensurabile con alcuna strumentazione chiediamo verifiche da parte di organi indipendenti su tutti questi effetti della portualità.

Poiché è la concentrazione di navi contemporaneamente all’ormeggio che peggiora le condizioni ambientali chiediamo al Sindaco di pretendere una programmazione di arrivi maggiormente distribuiti nella settimana.

Conosciamo le iniziative (“Porto Verde”) che l’Autorità Portuale ha in progetto per minimizzare l’impatto ambientale delle attività portuali, ma non possiamo più accettare la tempistica che viene prospettata. Troppi i tre anni di recente annunciati per il trasloco del traffico traghetti verso il terminal di Fusina (385 navi nel 2010, anno della crisi greca, che hanno trasportato 162.000 veicoli transitanti sul Ponte della Libertà) senza che qualcosa venga fatto subito, per migliorare almeno la qualità dell’aria e la rumorosità, sia al passaggio che all’ormeggio.

Inaccettabile che la messa in sicurezza ambientale del porto non sia priorità emergenziale in un ecosistema come quello lagunare ed abbia invece scadenze inarrivabili. Chiediamo invece sia data priorità immediata ai finanziamenti per le finalità ambientali,troppo spesso le necessità economiche sono portate a giustificare qualsiasi scempio! 

DANNI ALLE STRUTTURE E AGLI EDIFICI CITTADINI ED IMPATTO VISUALE.

Vi è un gravissimo problema di moto ondoso: non si tratta dei treni d’onda minuziosamente misurati dal sistema di monitoraggio “stereo-fotogrammetrico” messo in funzione dall’Autorità Portuale ben sapendo che queste navi non fanno onde, ma degli effetti subacquei del risucchio (dissesto ed erosione) che ogni loro passaggio comporta; gli esiti sono devastanti, anche se non sempre immediatamente visibili, e coinvolgono tutte le strutture architettoniche sommerse, non solo in Bacino e in Canale della Giudecca, ma anche i molti canali afferenti, oltre che fondali e gengive di canali lagunari, velme e barene (ricordiamo qui solo la rottura dei quattro cavi d’ormeggio in acciaio di un ferry boat tranciati al passaggio di una nave da crociera proprio a causa del risucchio provocato nel novembre 2009).

Chiediamo, alla Capitaneria di Porto ed alle Autorità competenti, un immediato divieto ai passaggi con maree inferiori allo zero marino, livello sotto il quale i fenomeni di erosione aumentano enormemente.

Il tenore di zolfo emanato ancora dalle navi, come accennato, non smette di intaccare i marmi e le pietre della città contribuendo alla loro distruzione con il fenomeno della solfatazione.

Da approfondire e verificare anche l’effetto reale delle vibrazioni subite dagli edifici al passaggio delle navi; in special modo i traghetti provocano rumori e vibrazioni percepibili con diversi minuti d’anticipo anche a notevole distanza, effetti che sembrano tutt’altro che rassicuranti e sullo studio dei quali è necessario un approfondimento da parte di ente autonomo.

Non da ultimo pensiamo che le dimensioni di queste navi siano eccessive creando un impatto visuale estremamente negativo, un salto dimensionale che de-valorizza lo skyline urbano, che deprime il patrimonio architettonico e svilisce il paesaggio naturale e naturato. Su questi assunti chiediamo un pronto e doveroso intervento del Ministro alla Cultura, con la Sovraintendenza, per garantire la conservazione e la “tutela del patrimonio culturale” in base ai primi tre articoli del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

Pensiamo sia necessario che la città si riappropri della Marittima e che questa abdichi al ruolo di grande porto passeggeri limitandosi al piccolo cabotaggio e al già richiesto porticciolo per yacht.

 DANNI ALLE ACQUE ED ALLA MORFOLOGIA DELLA LAGUNA.

Abbiamo già accennato agli effetti della sottopressione, delle correnti di risucchio, che il passaggio di navi di forte sezione immersa provoca sui margini dei canali urbani; tanto maggiori sono gli effetti negativi sui fondali e sulle gengive dei canali lagunari. Assistiamo quotidianamente ad un incessante lavoro di erosione di velme e barene che stanno scomparendo a velocità più che preoccupante. L’escavo dei canali per consentire e migliorare il passaggio a navi sproporzionate ed il moto ondoso anche da esse provocato comportano annualmente la perdita di milioni di metri cubi di sedimenti dalla nostra laguna che, così, sta velocemente trasformandosi in un braccio di mare.

Chiediamo anche verifiche da parte di organi indipendenti sull’inquinamento delle acque della laguna provocato dagli scarichi e dal rilascio di particelle di prodotti antivegetativi presenti sulle enormi superfici delle navi; non dimentichiamo poi i rischi continui di fuoriuscite di carburante e altri inquinanti.

Pensiamo perciò che l’intera laguna non possa più essere attraversata da navi di dimensioni inaccettabili per il suo equilibrio. 

Non vogliamo che Venezia rinunci alla componente economica proveniente dalla portualità ma pretendiamo che ciò avvenga nel rispetto, se non nel miglioramento, dell’ambiente e della qualità della vita in città!

In questo senso chiediamo un’approfondita verifica dei reali benefici economici portati all’economia ed all’Amministrazione cittadina da questo traffico, sempre in aumento. Una recente esternazione del Sindaco di Jesolo, che vede le crociere come antagoniste al turismo balneare, ci spinge anche a chiedere se il tornaconto economico derivante dall’indotto del traffico crocieristico non sia concorrente a una diversa gestione di un turismo di qualità; se la quantità di fugaci visite non sia dannosa all’immagine di una città da scoprire, lentamente, per le sue intrinseche e numerose qualità

Quale stimolo al trasloco del Terminal dalla Marittima, proponiamo che venga studiata una tassa da far pagare quanto prima ai crocieristi perché pensiamo che essi debbano versare un contributo anche alla città, oltre alle imposte portuali incassate dall’Autorità Portuale senza ricadute sulla salvaguardia di Venezia, delicato organismo urbano e sociale inserito in un fragile ambiente lagunare.

Chiediamo infine a Comune e Provincia di avviare da subito con l’Autorità Portuale e la città un dibattito pubblico per un nuovo modello di sviluppo dell’attività portuale, finalmente compatibile con l’ambiente.

Saverio Pastor Venezia Civiltà Anfibia Associazione Arzanà 40xVenezia Io Decido Associazione Settemari Circolo Culturale Olivolo Pax in aqua Associazione Vela al Terzo eccetera…

UN APPELLO PER IL LIDO DI VENEZIA

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dell’interesse collettivo su quello privato, esponendosi anche a gravi rischi finanziari. Ha promosso l’invio a Venezia, da parte del governo, di un commissario straordinario cui sono stati attribuiti poteri estesissimi, eludendo così trasparenza e confronto democratico. Ha abbattuto la
storica pineta del Piazzale Casinò, svenduto l’ex Ospedale al Mare (patrimonio di Enti pubblici e frutto anche donazioni filantropiche). Ha previsto, inoltre, l’abbattimento del Monoblocco, autorizzato pesanti interventi di speculazione edilizia in altre zone del Lido (tra cui il monumentale Forte di Malamocco) e la costruzione di un mega darsena nell’area di S. Nicolò, destinata a diventare  “il porto turistico più grande d’Europa”.  L’isola, interamente sottoposta a vincolo paesaggistico, sarà investita da una spaventosa colata di cemento con gravissimi danni paesaggistici e ambientali. Danni che, come ha scritto recentemente lo storico Salvatore Settis, “uccidono la memoria storica, feriscono la nostra salute fisica e mentale, offendono i diritti delle generazioni future”.
Per rilanciare la Mostra del Cinema non c’è bisogno di una nuova, ingombrante struttura. Sono sufficienti, invece, mirati interventi di restauro e riqualificazione degli edifici utilizzati dalla Mostra, accompagnati da un deciso miglioramento dei servizi (tutte operazioni facilmente attuabili e poco
dispendiose). Il Lido può tornare ad essere una località vivibile per i suoi abitanti e piacevole da visitare in ogni periodo dell’anno. Per realizzare questo obiettivo è necessario invertire l’attuale tendenza. Occorre varare, come proposto dall’urbanista Pier Luigi Cervellati, una moratoria almeno decennale sulle nuove costruzioni che prevedano consumo di suolo vergine e puntare sulla conservazione del patrimonio storico e artistico e sulla tutela delle ancora grandi peculiarità paesaggistiche e ambientali del Lido (l’ecoturismo cresce, ogni anno nel mondo del 20% ed è uno dei pochi settori che in Italia non è in crisi). Occorre migliorare la qualità della vita insulare curando l’arredo urbano e creando nuove zone pedonali, nuove piste ciclabili, nuove aree verdi. Si possono, infine, avviare iniziative culturali di ampio respiro, capaci di attrarre flussi costanti di visitatori realizzando, ad esempio, una esposizione/archivio permanente che metta in luce il prezioso patrimonio documentale e filmico della Mostra del Cinema veneziana oggi ampiamente sottoutilizzato e disperso e istituendo un parco archeologico delle fortificazioni militari che si snodi attraverso l’ampio complesso difensivo esistente nell’isola. La Mostra e il Lido avranno un futuro solo liberandosi di una mentalità miope e reazionaria capace solo di concepire l’idea di un “Rinascimento” isolano fondato sul consumo del territorio e di attribuire una funzione salvifica alle Grandi Opere. Facendo vincere la leggerezza delle idee contro la pesantezza del cemento.
Si è ancora in tempo per evitare di imboccare una strada senza ritorno.”
Primi firmatari:

Prof. AMERIGO RESTUCCI

– Rettore dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.

Prof. EDOARDO SALZANO

– Urbanista

MALEDETTI DAI VENEZIANI FUTURI?

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(Cristina Romieri introduce il dibattito sui ‘Fatti e misfatti del Lido” al cinema Astra del Lido di Venezia  il 18 aprile 2011)

Lido di Venezia, 18 aprile 2011. Torno ora – depressissimo – dall’ennesima assemblea tenutasi al cinema Astra (sala piena) del Lido per dibatterne le prospettive di sviluppo. Da un lato i nostri politici assicurano di avere a cuore solo il rilancio dell’isola e la volontà di rinverdirne i perduti fasti balneari.  Dall’altro la realtà progettuale emersa dai vari interventi, per esempio quello del segretario dell’associazione “Pax in aqua” William Pinarello,  è la seguente:  una megadarsena da 1750 posti  barca a ridosso dell’oasi di San Nicoletto, per giunta cintata verso la spiaggia da un alto muro che coprirà la vista della sottile striscia della diga. Che meraviglia contemplarlo dalla spiaggia! Di là da esso un nastro d’asfalto largo circa venti  metri con cui favorire il viavai delle auto per raggiungere i natanti ormeggiati. Ogni quattro posti  barca è previsto un posto macchina. Per arrivare alla darsena occorrerà aggiungere tutto un retroterra di infrastrutture impattanti. Le auto arriveranno al Lido, ovviamente, via ferry-boat. Poiché il servizio è già discretamente problematico ora, si immagina di quanto potrà peggiorare dopo un tale incremento di passaggi. Magari l’amministrazione dovrà acquistare da qualche armatore greco qualche altra carretta del mare (come nell’esperienza già avvenuta) da adattare a ferry boat spendendo per ciascuna di esse il doppio del costo di un ferry nuovo di zecca commissionato in loco…  Ma la cosa che più ha inquietato i lidensi  è stato apprendere che l’inquinamento prodotto dalle imbarcazioni attirate nella darsena si estenderà fino all’hotel Excelsior. Infatti le onde di marea ruotano in senso anti-orario e tutti i reflui, bloccati dai works attualmente in progress,  verranno continuamente ri-sospinti proprio negli specchi d’acqua della balneazione. Al posto della bandiera blu, le spiagge del Lido non tarderanno a conquistare la  bandiera nera e i turisti scapperanno. Altro che nuovi fasti! Solo il definitivo declino dell’isola.  Il monoblocco , presidio sanitario da poco restaurato con circa 5 milioni di euro di danaro pubblico, verrà abbattuto perché senza questa concessione la nuova effettiva padrona del l’isola, la Est Capital dell’ineffabile professor Mossetto (candidato al prossimo premio Attila), non avrebbe accettato di acquistare il complesso dell’ex ospedale, transazione grazie alla quale il comune ha evitato per il rotto della cuffia la bancarotta. Con i soldi della svendita del monoblocco dovrebbero in teoria ripartire i lavori del nuovo e orrendo palazzo del cinema (il “sasso”), là dove oggi, al posto della pineta distrutta, si può solo ammirare una desolata voragine:  il Ground Zero de noantri. Ma la darsena non è il solo progetto immaginato per la soluzione finale del Lido. Ci sono i due piani ipogei di garage sotto le palazzine di quattro piani con cui verrà rimpiazzato l’attuale Parco delle Rose, e poi il Centro Benessere di Malamocco con cui verrà sancito l’addio per sempre al recupero della linea di fortificazioni dell’isola eccetera .

Uscendo dalla situazione contingente del Lido e allargando il discorso alla “città metropolitana”, faccio presente di aver seguito tutti i recenti dibattiti sul Pat (Piano di Assetto Territoriale) organizzati dalle varie associazioni ambientaliste o in vario modo interessate alla salvaguardia di Venezia e della sua laguna (Coordinamento Io Decido, Quaranta per Venezia, Venessia.com e via discorrendo) . Il quadro che ne ho tratto mi ha messo addosso un grave senso di indignazione. Il dio danaro trionferà contro ogni millantata intenzione di rinuncia a ulteriore “consumo di suolo” o di tutela dell’ambiente:  la città, già tripolare suo malgrado a dispetto di ogni sforzo unificatore (Venezia-Mestre-Marghera) diventerà quadripolare con l’aggiunta di Tessera City, una città tutta da inventare, ma per la quale sono già state previste infrastrutture imponenti . Grazie ad esse, si mira ad attirare gli investimenti di palazzinari e cementificatori  di ogni parte del mondo proprio laddove la gronda lagunare è più facilmente soggetta ad allagamenti. Bonificare Marghera, infatti, li invoglierebbe meno…   E che dire della fermata TAV contemplata all’altezza dell’aeroporto o della nuova direttrice Dese-Aeroporto-Murano-Arsenale-Lido da realizzarsi con probabile sublagunare, a costo di scardinare definitivamente il fondo della laguna? Nessuno che ascolti il grido d’allarme lanciato da Stefano Boato e da Armando Danella: senza una rapida inversione di rotta la laguna di Venezia è destinata a scomparire per sempre, trasformandosi in un braccio di mare (o baia marina) per la sempre più drammatica perdita dei sedimenti fini.  L’equilibrio idro-geologico della laguna dovrebbe essere considerato il problema prioritario. Qualunque intervento che comporti il rischio di  alterarne la stabilità dovrebbe essere automaticamente cassato. Bisogna trovare il coraggio di dire no al passaggio delle grandi navi in bacino San Marco. Quanto al Mose, non c’è naturalista che non sappia come esso sia perfettamente funzionale solo al disegno di favorire la Grande Portualità, con cui andrà a farsi definitivamente a benedire ogni progetto di conservazione della laguna.

Pensare che Venezia è amata da tutto il mondo proprio per le caratteristiche con cui ci è stata consegnata dalle generazioni precedenti, le stesse che i suoi figli degeneri stanno oggi facendo il possibile per stravolgere. La sua specificità va tutelata. Venezia deve restare la città della bellezza e della lentezza, con le sue tradizioni e il suo stile di vita. Solo conservandola, ripopolandola di residenti (e non di turisti) tenendola viva  e restaurandola continuamente potremo meritarci la gratitudine, anziché le maledizioni delle generazioni a cui a nostra volta dovremo inevitabilmente consegnarla…  se non vogliamo essere da esse considerati i loro “morti cani”.  Non pensiamo solo ai profitti immediati. Al diavolo il cemento e la velocità. Al diavolo gli affaristi senza scrupoli. Veneziani, svegliamoci dal torpore! Diciamo no al sacrificio premeditato di Venezia e della sua laguna. Esigiamo pubbliche consultazioni della cittadinanza ogni qualvolta siano in gioco decisioni cruciali per i destini futuri di questa irripetibile città.

Lucio Angelini, Lido di Venezia

CRISTIANO GASPARETTO DI ITALIA NOSTRA SULLE CRITICITÀ DI VENEZIA

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http://www.youtube.com/watch?v=YGZYVunYhKU  

– una laguna che, se scaviamo ancora, fra quattro anni non esiste più

– un porto passeggeri e merci che si progetta di ampliare nell’acqua farinosa di 30 cm di Dogaletto

– un Mose che, crescendo il livello medio dei mari, sarà chiuso 160-170 volte l’anno

– un turismo in crescita di 21 milioni di persone all’anno…

– 372 ha di impermeabilizzazione del suolo della gronda lagunare previsti dal nuovo Piano di Assetto Territoriale…
  

IL COORDINAMENTO IO DECIDO SUL PAT

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http://www.openpolis.it/politician/picture?content_id=497939

(L’assessore all’urbanistica Micelli)

STRALCIO ALCUNI PASSI SUL PAT (PIANO DI ASSETTO TERRITORIALE) DA UNA LETTERA INVIATA DAL COORDINAMENTO VENEZIANO “IO DECIDO” ALL’ASSESSORE ALL’URBANISTICA MICELLI.

La lettera integrale è qui:

http://iodecido.blogspot.com/

Ricordo che oggi pomeriggio, alle ore 17.30, si svolgerà all’Ateneo Veneto un nuovo dibattito sul Pat, con la partecipazione di molte associazioni cittadine.