Archivio mensile:ottobre 2013

SE SI VUOLE SALVARE IL PORTO…

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NGN3

COMITATO NO GRANDI NAVI – LAGUNA BENE COMUNE
(www.nograndinavi.it)

Se si vuole salvare il Porto, fuori immediatamente le navi incompatibili dalla laguna

Il necessario divieto al transito delle grandi navi davanti a Piazza San Marco non può essere pagato al prezzo della definitiva devastazione della laguna, e dunque le cose vanno valutate anche da un altro punto di vista. Nelle righe che seguono, cerchiamo di mettere in luce tutti i termini del problema, così come noi li vediamo.
Negli ultimi 15 anni il traffico croceristico è cresciuto a Venezia in maniera esponenziale: i passeggeri sono aumentati del 439 per cento e il numero delle toccate (gli attracchi delle navi) è passato da 206 nel 1997 a 655 nel 2011 (1418 toccate complessive calcolando anche traghetti e navi veloci). Con un milione e 795 mila passeggeri imbarcati o sbarcati nel 2011, Venezia è diventata il primo “home port” croceristico del Mediterraneo e il trend si è confermato anche nel 2012 con un milione e 775.944 passeggeri per 661 toccate.

Le navi da crociera attraccano in Marittima, cioè in città, entrando e uscendo dalla bocca di porto di Lido: ciò significa che a ogni toccata esse passano per due volte in Bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca, nel cuore storico di Venezia, a 150 metri dal Palazzo Ducale. Il confronto è istruttivo: non si può dire che le navi siano grandi come palazzi, perché lo sono molto di più: 300 metri di lunghezza, 50 di larghezza, 60 d’altezza; stazzano migliaia di tonnellate. E aumenteranno ancora, di numero e di dimensioni. Il 2 giugno 2012 è arrivata in Marittima la Msc Divina, la nave più grande mai entrata in laguna: 333 metri di lunghezza per 139 mila tonnellate di stazza lorda.

L’impatto visivo delle navi in Bacino è impressionante: sono evidentemente fuori scala con la città. Ma a chi ha cominciato a temere per il numero e la mole crescenti delle navi è apparso chiaro che ci sono ben altri problemi di cui preoccuparsi: gli effetti idrodinamici provocati dal passaggio delle navi su un tessuto urbano antico, fragile e delicato o sull’ambiente lagunare (dislocano migliaia di tonnellate, quando passano l’acqua nei rii cala d’un colpo di 20 e più centimetri per il risucchio); i rischi per la salute, dato che l’Arpav ha dimostrato che il traffico croceristico è a Venezia il maggior produttore di inquinamento atmosferico: la produzione di polveri sottili è praticamente pari a quella prodotta dal traffico automobilistico di Mestre (Apice, Common Mediterranean strategy and local practical Actions for the mitigation of Port, Industries and Cities Emissions, Modelli e Metodi per l’indagine, tab. 19 pag. 30), ogni nave inquina come 14 mila automobili, soprattutto quando è all’ormeggio.
Ricordiamo che il tenore di zolfo nel carburante di queste navi è del 3,5% in navigazione e solo dal 20 maggio 2012 è stato ridotto allo 0,1% in laguna com’era da qualche tempo all’ormeggio. Tanto per capire, il tenore di zolfo nel diesel delle automobili è dello 0,001%, cioè 3500 volte inferiore al limite in navigazione e 100 volte inferiore al limite lagunare. L’anidride solforosa trasforma in gesso i marmi dei monumenti veneziani e danneggia malte e intonaci.
Il parlamento europeo, dopo aver valutato che almeno 50 mila persone muoiono ogni anno in Europa a causa dell’inquinamento delle navi, ha votato a fine maggio 2012 una direttiva che imporrà per tutte le navi il limite dello 0,5%, ma solo dal 2020, ed è probabilmente in questa prospettiva che le compagnie da crociera hanno graziosamente accondisceso con un accordo volontario (Venice Blue Flag) al limite dello 0,1% dall’entrata alle bocche di porto, ma un paese civile avrebbe definito un provvedimento che le obblighi a ciò in tutti i porti, e non solo a Venezia, mentre resta insoluto il problema dei controlli, rarissimi e per campione.
Il Porto garantisce che l’inquinamento verrà reso nullo all’ormeggio con l’alimentazione elettrica da terra (cold ironing). Al riguardo, sia chiaro, esiste solo uno studio di fattibilità dell’Enel, non finanziato, per alimentare solo 4 navi delle 9 che a breve la Marittima potrà ospitare, contro le 7 di oggi, mentre la produzione di energia elettrica viene spostata dalle navi alla centrale di Fusina: ovvero, ammesso che il progetto sia realizzato, l’inquinamento prodotto domani sarà identico a quello prodotto oggi. “Come si può vedere – riporta sempre Apice (pag. 51) – il decremento medio delle concentrazioni di PM2.5 risulta attorno all’1% ed interessa in particolare il centro storico. Si osserva che complessivamente nessuno degli interventi di mitigazione ipotizzato
consente di contenere l’effetto dovuto all’incremento dello sviluppo portuale previsto al 2020”.

Ci sono poi l’inquinamento elettromagnetico per i radar sempre accesi (e ci si preoccupa per i telefonini) e quello marino per le pitture antivegetative delle carene; i rumori assordanti, giorno e notte, delle navi all’ormeggio praticamente a ridosso delle case; le vibrazioni che liquefano i leganti delle malte di case e monumenti; il rischio di incidenti (perdita di rotta, incendi, spandimento di carburante) o – perchè no? – di attentati in Bacino San Marco.

I cittadini hanno cominciato a mobilitarsi, e negli anni l’Autorità portuale ha cercato di rassicurare la gente con una serie di studi autoassolutori che hanno tutti il difetto di essere di parte. Ad analizzarli con attenzione, gli studi sono parziali, carenti, superficiali. Ad esempio, per quanto riguarda gli effetti idrodinamici, l’Autorità Portuale ha strumentalmente continuato ad affrontare solo il tema del moto ondoso di superficie, spacciandolo in tutti i suoi comunicati come l’unico problema, ma su quanto avviene su rive e fondali per il dislocamento non esiste nulla, probabilmente non per caso, anche se si sa che l’Ismar Cnr ha analizzato alcuni aspetti del problema senza rendere mai noti i risultati. Gli studi pagati coi fondi pubblici devono essere resi pubblici!

C’è poi l’impatto turistico: nel luglio 2011 da sei navi ormeggiate contemporaneamente in Marittima sono sbarcati in città in un solo giorno 35 mila croceristi, che si sono aggiunti ai 60 – 70 mila ospiti presenti quotidianamente in una città il cui numero di abitanti è già sceso sotto la soglia dei 59 mila. Venezia si sta trasformando (se non lo è già) in un parco tematico, ma se il turismo è ricchezza, come dicono gli operatori, le compagnie di navigazione, l’Autorità portuale, non si capisce come mai la città in quanto tale si stia spegnendo e il Comune debba vendere i suoi più bei palazzi per garantire i servizi.
Lo stesso presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, in più occasioni ha riconosciuto che il contributo economico dei croceristi alla città è modesto, mentre la vera ricchezza portata dal crocerismo sarebbe l’indotto. Ma quali sono le cifre? Chi ne guadagna? Quali sono le società? Dove sono localizzate? Quali ne sono i capitali? Che contratti hanno i lavoratori? E dove vivono? Perché se le risposte a queste domande facessero capire che una parte o molto dell’indotto va altrove, Venezia farebbe (come al solito) solo la parte della mucca da mungere.
Nel tempo Autorità Portuale e Venezia Terminal Passeggeri hanno dato al riguardo cifre diverse senza mai rendere pubblici gli studi che le avrebbero determinate. Ad esempio gli occupati sarebbero 5785 (maggio 2013); 5470 (giugno 2013); 7600 (febbraio 2013); 4255 (giugno 2013); 5470 (agosto 2012, “A Venezia dal Mare”); 6000 (Cruise Venice 13 giugno 2013); 6800 (Cruise Venice 28 giugno 2013). L’indotto sarebbe 500 milioni di euro (settembre 2010); 405 milioni di euro (febbraio 2013); 435 milioni di euro (febbraio 2013); 221 milioni di euro (giugno 2013); 1 miliardo di euro (Cruise Venice 13 giugno 2013). L’Autorità Portuale è un ente pubblico, gli studi che sostanzierebbero questi dati contraddittori vanno resi pubblici.
In ogni caso, coloro che prendono per oro colato le valutazioni sui vantaggi economici che il crocerismo porterebbe alla città dovrebbero porsi anche il problema dei suoi costi ambientali, fisici, sociali, ma su questo tema l’unico studio non di parte che noi si conosca è stato prodotto non da un’Autorità italiana, come sarebbe doveroso, ma dall’Ente croato per il Turismo, dato che le navi da crociera che partono da Venezia costeggiano la Dalmazia e fanno tappa anche a Ragusa (Dubrovnik) dove la popolazione è scesa sul piede di guerra. Ebbene, lo studio ha concluso che il beneficio economico annuale del crocerismo per la Croazia può essere stimato in una cifra tra i 33,7 e i 37,2 milioni di euro, mentre il danno ambientale va calcolato in almeno 273 milioni di euro, con un saldo negativo di ben 238 milioni di euro!
Uno studio del prof. Giuseppe Tattara, docente di Economia politica al Dipartimento di Economia dell’Università di Ca’ Foscari, ha valutato che l’indotto complessivo prodotto dal crocerismo sia pari a 280 milioni di euro all’anno e che i costi ambientali connessi ammontino a 270 milioni di euro all’anno. Costi e benefici, dunque, praticamente si equivalgono, ma per calcolare i costi il prof. Tattara ha considerato solo quei parametri sui quali la comunità scientifica internazionale ha definito un valore monetario, e dunque non sono stati valutati i costi derivanti dall’inquinamento da polveri sottili, i danni ai monumenti, la devastazione morfologica della laguna. Secondo Autorità Portuale e Vtp (febbraio 2013, Convegno della Confindustria sul crocerismo) l’indotto avrebbe pesato per il 5,4 per cento sul Pil del Comune mentre ora, dopo lo studio del prof. Giuseppe Tattara, è dichiarato senza alcuna spiegazione al 3,96 per cento Lo studio del prof. Tattara è consultabile da chiunque, nessuno di quelli di Autorià Portuale e Vtp è leggibile.

Il sindaco, Giorgio Orsoni, aveva dapprima proposto assieme al presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, una sorta di “senso unico”: le navi, cioé, entrerebbero dalla bocca di porto di Malamocco passando dal Canale dei Petroli e uscirebbero da quella di Lido, dimezzando il numero dei transiti in Bacino San Marco. Poi il “senso unico” è stato negato dall’Autorità Portuale, che ha sostenuto che le navi dovrebbero anche uscire dalla bocca di Malamocco, ma mai dalla Venezia Terminal Passeggeri che lo ha sempre sostenuto.
E’ la proposta che i ministri Clini (Ambiente) e Passera (Infrastrutture) hanno tradotto nel decreto 2 marzo 2012 sulla protezione dei siti marini sensibili, all’interno dei quali è vietata la navigazione alle navi che superino le 500 tonnellate di stazza lorda: per Venezia, però, si prevede il divieto del passaggio in Bacino San Marco solo delle navi oltre le 40.000 tonnellate di stazza lorda.
Per capire, il Titanic ne stazzava 46.000, e nessuno sa come sia stato determinato questo limite di “sicurezza”. Perchè, in ogni caso e invece, non si fa mai riferimento al dislocamento?
Questa alternativa, però, prevede lo scavo del piccolo canale Contorta Sant’Angelo che dalla profondità di 1,80 m. verrebbe portato a 10 m. e dalla larghezza di 6 m. verrebbe portato a 190. A 250 tenendo conto degli argini che nel progetto si vogliono far passare per barene destinate al “miglioramento” ambientale della laguna! La cartografia storica mostra che lì non sono mai esistite “barene”; le “barene” non sono reti riempite di sassi a contenere fanghi e sabbia come prevede il progetto: quelle sono isole artificiali destinate a confinare all’interno del canale i devastanti treni d’onda prodotti dal passaggio delle grandi navi. Noi giudichiamo la proposta peggiore del male, dato che portare le navi in Marittima dalla porta di servizio manterrebbe tutte le criticità e in primis l’inquinamento devastando definitivamente la laguna.
Diamo lo stesso giudizio anche sull’ultima proposta del sindaco, Giorgio Orsoni, che ora ha rinnegato il progetto Contorta e ha invece ipotizzato la realizzazione di un nuovo terminal croceristico a Porto Marghera, anche se non ha mai spiegato dove, per quali navi, se provvisoriamente in vista di una soluzione fuori dalla laguna o a tempo indeterminato. Entrambe le proposte prevedono lungo tutto il già intasatissimo Canale dei Petroli una pericolosissima commistione di navi da crociera in mezzo a petroliere, chimichiere, gasiere, portacarbone, portacontainer. Se accadesse un incidente come quello della Zenith del 25 giugno 2013?
Sia Costa che Orsoni, comunque, ritengono che le grandi navi debbano transitare per il Canale dei Petroli almeno per i due terzi della sua lunghezza, e infatti il Magistrato alle acque ha presentato un devastante progetto per creare un argine continuo di quasi 8 chilometri tra San Leonardo e Fusina, al fine di confinare all’interno del canale stesso gli effetti idrodinamici connessi ai 2 mila passaggi annui di navi da crociera che si aggiungerebbero ai 10 mila passaggi di navi commerciali. Una scogliera di massi tra una e tre tonnellate, larga 26 metri, che unita all’argine del Contorta Sant’Angelo dividerebbe in due bacini separati la laguna, segnandone la fine.
Per il Comitato, insomma, le grandi navi, quelle incompatibili con la città e con la laguna, vanno estromesse immediatamente, come chiesto con una petizione firmata da 12.600 cittadini. L’Autorità portuale, ad esempio, ha avviato la realizzazione 8 miglia al largo di Malamocco di due terminali in mare aperto per petroli, container, rinfuse, dunque se si vuole si può. In una fase transitoria è possibile immaginare degli ormeggi galleggianti, removibili, che consentano di superare una o due stagioni per un numero di navi contingentato, in attesa della soluzione definitiva.

Al riguardo, una spiegazione. La laguna di Venezia è un ambiente artificiale nel quale, per un millennio, gli interventi del governo della Serenissima hanno sfruttato i fenomeni naturali per mantenerne l’equilibrio, garanzia di sopravvivenza della città. Il destino di ogni laguna, infatti, è interrarsi o divenire un braccio di mare, ma se oggi Venezia è ancora in parte protetta dalla sua laguna lo si deve appunto alle sagge politiche di conservazione attuate nei secoli passati dai suoi reggitori.

Caduta nel 1797 la Repubblica, saperi e attenzione ambientale si sono persi e si è iniziato un lungo percorso di adattamento della laguna alle esigenze di una moderna portualità che ha finito per rompere un delicato equilibrio e per devastarla. Le bocche di porto sono state allargate e approfondite, sono stati scavati canali artificiali profondi e rettilinei, sono stati interrati migliaia di ettari di “barena” col risultato che oggi, se non fosse per la sopravvivenza del catino fisico e dei cordoni dei lidi che la separano dal mare, non si potrebbe più parlare veramente di laguna dal punto di vista morfologico, biologico, idrodinamico. Il Canale dei Petroli è un cancro che ogni giorno divora la laguna (e con le loro proposte Orsoni e Costa lo vogliono utilizzare ancor più massicciamente finendo per portarlo in Piazza San Marco). Al riguardo segnaliamo “Fatti e misfatti di idraulica lagunare”, del prof. Luigi D’Alpaos, docente di idraulica all’Università di Padova (Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, Memorie, Venezia 2010). Cent’anni fa in laguna vi erano 150 km quadrati di “barene”, oggi ridotte a 47 km quadrati. Cent’anni fa la profondità media della laguna era di 40 cm., ora per la perdita di circa 750 mila – 1.000.000 di tonnellate di sedimenti all’anno è di 1,50 m. e tra cinquant’anni, se non si porrà mano per davvero al suo recupero morfologico, sarà di 2,50 m. Cioè non ci sarà più una laguna.

Le leggi speciali per Venezia prescrivono da quasi quarant’anni (legge n. 171 del 1973) l’estromissione almeno del traffico petrolifero dalla laguna, ma finora non vi si è ottemperato e solo oggi, non per ragioni ambientali ma per adeguare la portualità a nuovi traffici e per temperare gli intralci e i ritardi all’entrata delle navi in laguna che il “Mose” comporterà, l’Autorità portuale ha lanciato il progetto dell’avamporto in mare aperto per i petroli e per i container. Se si estromettessero anche le navi da crociera, per la prima volta da duecento anni a questa parte si potrebbe cominciare a pensare di invertire davvero il degrado della laguna, arrivando forse in futuro alla chiusura del Canale dei Petroli, rimuovendo cioè le cause del dissesto morfologico così come prescritto dalle leggi speciali (legge n. 798 del 1984).

Noi oggi suggeriamo un percorso che ha per obiettivo l’estromissione dalla laguna delle navi incompatibili col complessivo benessere della città e col recupero morfologico della laguna. La vera alternativa è cambiare modello, rifiutare la corsa al gigantismo che fa gli interessi solo delle compagnie da crociera ma non della città. Sul piano istituzionale è inaccettabile che per il Governo le uniche alternative per dare corpo al decreto Clini – Passera siano quelle oggi incidentalmente sul tavolo, al di fuori di un percorso che tenga in considerazione tutti gli aspetti del problema, e non solo il passaggio delle navi davanti a San Marco, e senza valutare tutte le opzioni possibili.
Si facciano studi seri, autorevoli, non di parte per definire questa soglia di compatibilità, fondata su stazze, dislocamento, pescaggio, carburanti puliti, e poi si fissi un limite di sostenibilità turistica complessiva assegnandone una quota invalicabile al crocerismo: indicate queste due precondizioni – compatibilità fisica e sostenibilità turistica – si potrà decidere quali e quante navi potranno continuare a entrare in laguna e venire ad attraccare in Marittima e quali e quante saranno destinate all’estromissione, e solo allora sarà possibile, anche col sostegno di un attento studio costi – benefici, riempire di contenuto quel “fuori le navi dalla laguna”. Il range va dall’opzione zero (nessuna altra nave oltre a quelle che possono entrare), all’attracco in altri porti e il trasferimento con altri mezzi dei croceristi a Venezia, al terminale in mare aperto come per petroli, container e rinfuse, al terminale incardinato su uno dei lidi veneziani.
Questo, secondo noi, deve fare il sindaco, promuovendo un percorso partecipato che ponga un argine ai disegni autoreferenziali dell’Autorità Portuale e della Venezia Terminal Passeggeri, che stanno immaginando una laguna trasformata in Rotterdam. Serve, insomma, un nuovo Piano Regolatore Portuale (l’attuale è del 1908!) costruito d’intesa con la città e non contro la città, come vuole la legge. Il Porto è di Venezia non è Venezia del Porto.

A parte i problemi ambientali, il nuovo Prg dovrebbe partire dal riconoscimento di tre vincoli strutturali che nel giro di pochi anni metteranno fuori gioco il porto lagunare: il crescente gigantismo navale, già oggi incompatibile coi fondali della laguna; il Mose coi suoi intralci alla navigazione; l’aumento del livello del mare che l’Ipcc (Intergovernmental Panel for Climate Change) stima prudenzialmente in 50 – 80 cm al 2050, limite che il Centro Previsioni e Segnalazioni maree del Comune rileva già in via di superamento, con la necessità di chiudere le paratoie alle bocche di porto centinaia di volte all’anno. Se davvero si vogliono salvare Porto, indotto, lavoro, bisogna pensare da subito a soluzioni che prevedano le grandi navi fuori dalla laguna.

(Silvio Testa – Ottobre 2013)

GABRIELE MUCCINO PROMUOVE UNA PETIZIONE CONTRO LE GRANDI NAVI

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CINEMA: 2013 SUL SET, DA MORETTI A CHECCO ZALONE

Con questa lettera Gabriele Muccino chiede al Sindaco di Venezia di far cessare il prima possibile l’ingresso delle Grandi Navi Turistiche nei canali di questa splendida città.

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Gentilissimi Responsabili del futuro di un Patrimonio del pianeta quale è Venezia,

vi chiedo di dimostrare a nome del mondo che ci osserva, la vostra saggezza nell’interdire immediatamente l’ingresso delle Grandi Navi nella rotta turistica di Venezia.

Sapete meglio di me che le fondamenta della città non sono altro che millenari pali di legno sui quali si posa in un assoluto miracolo di ingegneria, l’intera città. E’ innegabile che le immense eliche di quelle spaventose navi che attraversano i grandi canali, erodano spaventosamente il fondale arrivando a togliere solidità alle suddette fondamenta della città. Il risultato è che verrebbe tutto giù come un castello di carte.

Non voglio nemmeno pensare a cosa accadrebbe se solo una di queste navi grandi quanto interi quartieri, sbagliasse per pochi centimetri manovra e col suo inimmaginabile abbrivio, si schiantasse sulla città.

Mi permetto di considerare e far presente in modo trasparente il mio pensiero che ritiene questa scelta una bomba ad orologeria, ma soprattutto espone i responsabili della Regione, il Sindaco Giorgio Orsoni, gli amministratori, ad entrare per sempre nella Storia appena una delle cose che ho elencato dovesse sciaguratamente verificarsi. E credetemi, è questione solo di tempo.

Entrare nella Storia, può essere un vanto se si fa l’Italia, ma una vera gogna eterna se la si distrugge. Certo questo non può considerarsi un atto d’amore verso la città né un atto di tutela. Cos’è dunque?
La storia è fatta di errori che se perpetuati si trasformano in scempi e vergogne che il tempo non ha mai cancellato nè dimenticato. Essere responsabili della distruzione di Venezia vi renderebbe certamente eterni, ma nell’immagine più fosca che io possa immaginare.

Vi chiedo dunque come milioni di italiani e di coloro che nel mondo stanno venendo a conoscenza di quello, non nascondo la mano, considero un totale black out della ragione che si sta consumando in una delle citta’ più uniche, conosciute, rispettate e magiche al mondo, di ripensarci come solo i Grandi sono capaci di fare. Ripensateci dunque. Ripensateci subito!

Fate la storia, ma fatela da eroi. E gli eroi veri sono quelli che si fermano prima della disfatta.
Fateci festeggiare riportando Venezia ai veneziani, agli italiani, all’umanità a cui appartiene come insostituibile patrimonio culturale e storico.

Cordiali Saluti,
Gabriele Muccino

https://www.change.org/it/petizioni/stop-all-accesso-delle-grandi-navi-a-venezia?utm_source=action_alert&utm_medium=email&utm_campaign=38053&alert_id=mgHcehSNtX_GxPibIDiEr

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DUE MEZZE LAGUNE AL POSTO DI UNA

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COSTA

(Paolo Costa)

COMITATO NO GRANDI NAVI – LAGUNA BENE COMUNE
(www.nograndinavi.it)

Se si vogliono salvare Ambiente, Porto, Lavoro, le grandi navi vanno estromesse dalla laguna

Venezia, 12 ottobre 2013

Paolo Costa ha svelato il suo vero volto: a proposito dello scavo del canale Contorta Sant’Angelo parla di ripristino morfologico della laguna, poi dal progetto di arginatura del Canale dei Petroli presentato a sorpresa in Commissione di Salvaguardia si capisce che cosa realmente ha in mente: la divisione in due della laguna con una scogliera lunga 8 chilometri e larga 26 metri da San Leonardo a Fusina, lungo l’intero bordo del canale. Una diga di massi tra una e tre tonnellate, propedeutica allo scavo del Contorta, dato che è giustificata dall’incremento del traffico connesso al futuro passaggio delle grandi navi da crociera.
Il progetto contraddice e rovescia gli indirizzi di tutte le leggi, le norme, i piani e i pareri che si sono susseguiti dalla grande acqua alta del 1966 e dimostra paradossalmente quel che tutti sanno e che solo gli interessati negano: che il crocerismo e una portualità fuori scala sono ormai incompatibili con la laguna, salvo distruggerla reiterando, come fa Costa, le logiche ottocentesche che hanno ridotto il bacino centrale a un catino vuoto profondo oltre 2 metri. Un braccio di mare.
Il Comune, il sindaco, Giorgio Orsoni, non hanno nulla da dire? Il ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, tace? Il ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray, davvero copre il pilatesco “me ne lavo le mani” della sua soprintendente, Renata Codello?
Ieri, al convegno sulla portualità promosso dall’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti, il prof. Luigi D’Alpaos, forse il massimo conoscitore dei problemi idraulici della laguna, è stato lapidario.”Le grandi navi – ha detto – devono restare fuori”. E due economisti come Ignazio Musu e Giuseppe Tattara hanno mostrato come il presunto indotto del crocerismo incrementi i guadagni di pochi a danno della città e dell’intera collettività, che pagano pesanti prezzi in termini di rischi, di stress, di salute, di depauperamento sociale.
Crescente gigantismo navale, Mose alle bocche, crescita del livello del mare metteranno presto in crisi il Porto: non è in discussione il se ma solo il quando. Costa lo sa bene, e per questo ha proposto il terminale off shore, ma se ciò è possibile per petroli e container, perchè mai non lo sarebbe per le navi da crociera? Sempre, sia chiaro, se la città riterrà di non potervi rinunciare qualora venga dimostrato insufficiente l’indotto garantito dalla parziale riconversione della Marittima a un crocerismo sostenibile e dal più alto valore aggiunto. Se si vogliono salvare Ambiente, Porto e lavoro, le grandi navi vanno accolte fuori.

C’È POSTA PER ORSONI DA KEY WEST

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keys

Egregio Signor Sindaco
Giorgio Orsoni,
mi chiamo Giovanni Novara, ho 64 anni, sono un cittadino italo-americano che circa un mese fa ha avuto l’idea di mettere in contatto il comitato No Grandi Navi di Venezia con il comitato di Key West “Per un turismo responsabile” (Responsible Tourism for Key West), isola in cui risiedo e lavoro ormai da piu’ di otto anni. Key West e’ l’ultima di un lungo rosario di isolette che dalle paludi delle Everglades (Florida) si dipanano in una grande virgola verso Ovest, nel mezzo del Golfo del Messico. Tutte collegate tra loro da una strada che corre in mezzo al mare su ponti vertiginosi. Noi siamo il punto piu’ a Sud degli Stati Uniti. Ventimila abitanti circa in bassa stagione, cento e passa mila nel pieno dell’inverno: quando altrove fa freddo, qui da noi l’acqua dell’oceano e’ ancora tiepida per fare un bel bagno. E’ l’isola amata e vissuta da Hemingway, da Tennessee Williams, da Henry Truman, da un sacco di artisti e dal bel mondo. Tuttora gli americani ricchissimi vengono qui a svernare in bellissime ville nascoste in stupendi giardini tropicali (of course!). Ma da una decina d’anni l’economia turistica fondata sui presupposti storici e culturali appena accennati, e dunque di stampo elitario e snob, capace di richiamare nuove generazioni di eccentrici e danarosi personaggi, e’ piano piano cambiata: le condizioni di vita per i locali non sono delle piu’ attraenti e facili per via di esorbitanti prezzi del mercato immobiliare. Di conseguenza anche gli affitti sono salatissimi e una famiglia tipo con due figli, il padre piccolo imprenditore (facciamo idraulico) e la madre segretaria o addetta ai servizi in qualche hotel non ce la fa ad arrivare a fine mese. Non parliamo di nuclei familiari con un solo genitore che lavora! I giovani sono sempre piu’ attratti dalle lusinghe della terraferma e appena diplomati scappano il piu’ lontano possibile, per continuare gli studi in qualche college o per trovare subito un lavoro. Si viene dunque depauperando il tessuto connettivo sociale e ad approfittare di negozi e bar chiusi, di appartamenti sfitti e disgrazie altrui, sono stati passo passo i russi e gli israeliani, che vendono la piu’ ignobile paccottiglia di souvenirs come ormai accade in tutto il resto del mondo. Le lobbies dei proprietari delle navi da crociera hanno sferrato il colpo fatale: da anni sbarcano sull’isola migliaia di turisti “mordi e fuggi” che in poche ore di visita fanno la felicita’ dei proprietari dei trenini che portano le comitive a conoscere l’isola, dei proprietari dei moli di attracco (una famiglia di gia’ ricchissimi imprenditori) che ad ogni arrivo di uno scafo si mettono in tasca migliaia di dollari. Questo nuovo fenomeno economico comporta che l’isola debba adeguare i servizi (acqua soprattutto, che viene pompata giorno e notte dalla terraferma lungo condotte sottomarine, energia elettrica anch’essa inviata da Nord, sistemi di depurazione che tengano conto delle deiezioni di una massa turistica schizofrenica, nettezza urbana e smaltimento rifiuti…tutto moltiplicato per migliaia) ma senza riceverne un corrispettivo apporto finanziario poiche’ il reale guadagno pro capite che questo nuovo flusso turistico apporta e’ assolutamente modesto. I soldi in parole povere finisco in mano di pochi (si fanno i nomi di sole sei famiglie!).
Adesso vengo al dunque: le Grandi Navi! Sissignore, anche qua. Come da voi a Venezia. Siamo piu’ fortunati di voi poiche’ le sei famiglie insieme ai proprietari delle compagnie turistiche e delle crociere hanno cominciato soltanto da pochi anni a ipotizzare l’arrivo dei mega scafi a Key West: prima si dovrebbe preparare un profondissimo e larghissimo canale che sfondi la preziosissima barriera corallina che protegge l’isola dai marosi dell’Oceano Atlantico e che giunga fino a ridosso dei moli attuali. Senza canale e bacino adeguato, quegli scafi fuori scala non potrebbero neppure sognarsi di entrare pena disastrosi incidenti. Faccio notare che l’intera zona delle Keys e’ protetta dal Governo centrale con speciali norme di tutela.
Occorreva dunque sensibilizzare l’opinione pubblica alla necessita’ di uno scavo ciclopico dicendo che senza grandi navi si preannuncia lo sfacelo economico di Key West non piu’ in grado di competere alle altre localita’ turistiche come le altre zone caraibiche, Bahamas, Cuba, Barbados, Puerto Rico, Jamaica, Caymans..che si trovano le tasche piene di soldi “grazie alle grandi navi!”. Occoreva far apparire ogni intento come sacrosanto, in piena regola e in buona fede. Come fare? Bastava dire a tutti che innanzi tutto si fara’ uno severo studio di impatto ambientale e che lo si affidera’ non ai privati che ci mangiano sempre sopra ma nientemeno che alla Marina Militare. Un gruppo di cittadini amanti di Key West “vecchia maniera”, tende le orecchie e comprende che l’affare e’ torbido e in mano a pochi e potenti personaggi. Comincia una lotta a suon di sedute pubbliche, interviste sui media locali, proiezioni di filmati in cui si dichiara la bonta’ del progetto o se ne dice peste e corna.
Alla fine il sindaco, che tutto sommato non vede di cattivo occhio le grandi navi a Key West e preferisce essere amico dei potenti dell’isola, decide appunto di indire un referendum per dire si’ o no allo studio di impatto ambientale da affidare alla Marina. E’ cosi’ sicuro che il SI’ vinca, che gioca d’azzardo insieme ai magnifici sei recitando la parte dell’uomo super partes. Piano piano io mi interesso della cosa. Sono contrario alle Grandi Navi non solo a Key West ma dappertutto poiche’ le ritengo, ovunque vadano, uno stupro alla Natura, il simbolo dell’arroganza omicida del consumismo. Mi metto in contatto con il comitato che comincia a formarsi per dire NO al Referendum. E mi viene l’idea di mettere in contatto le due isole: Key West e Venezia. L’Unione fa la forza e la notizia di due localita’ turistiche e culturali cosi’ famose al mondo che lottano per combattere lo stesso sopruso, penso che abbia una buona possibilita’ di finire sui media di tutto il globo.
Contatto il mio carissimo e “vecchio” collega di quando lavoravo al Gazzettino, Gianluca Amadori per sapere chi chiamare del Comitato veneziano e lui mi fa il nome di un altro caro collega ex Gazzettino come me, Silvio Testa. Spiego a Silvio in due email il mio intento. Lui comprende al volo. Cosi’ metto in contatto, traducendo messaggi e testi, Silvio e il capo comitato keywestiano ed e’ fatta! I due stilano e sottoscrivono in due lingue un accordo e la notizia finisce dappertutto.
Ieri, primo ottobre, grazie anche al fatto che siamo alleati con Venezia, abbiamo vinto il referendum!!! Silvio Testa ci aveva mandato una breve email ieri pomeriggio per augurarci il suo “In bocca al lupo!” e quel pensiero ci ha portato tanta fortuna: il 73 per cento (settantatre!) dei votanti ha detto NO all’indagine conoscitiva e quindi e’ chiaro che le navi giganti a Key West non verranno!!!! Le foto e i filmati allucinanti che mostrano Venezia assediata dalle grandi navi hanno spaventato e convinto la gente di Key West a dire NO!
E’ una grande notizia che adesso andra’ spiegata con dolcezza anche a chi voleva le grandi navi credendo che avrebbero sollevato l’economia dell’intera popolazione. Key West puo’ farcela rinnovando e proteggendo l’esistente, puntando ancora ad accogliere un turismo di massa ma soprattutto di elite: maggior attenzione alla protezione dell’ambiente, creazione di un marchio ambientale che dimostri Key West come isola di eccezionale purezza…ci sono ancora le possibilita’ per farne una perla ecologica. Non tutto e’ perduto.
La notte scorsa ho scritto a Silvio testa per ringraziarlo e ringraziare tutto il Comitato No Grandi Navi. Stamane lui mi ha risposto contraccambiando e confessandomi la sua tristezza nel vedere che tanti sforzi compiuti non portano a nulla di positivo per Venezia e che anzi, la situazione sta aggravandosi sempre piu’.
Ecco, Signor Sindaco della citta’ che amo di piu’ al mondo anche per ragioni bellissime della mia vita, io mi permetto di scriverLe per chiederLe, senza cattiveria ma con grande commozione e rispetto, come Lei vive questo triste momento di violenza inflitto alla Nostra citta’. Come mai non puo’ far nulla per dire basta a questo scempio? Ha le mani legate? Altre autorita’ sopra la Sua sono colpevoli di una ignavia vergognosa? Mi perdoni se Le chiedo una cosa molto intima: come si sente, Sindaco della Nostra citta’, quando la notte spegne la luce e tenta di dormire in pace? Venezia sta tremando sotto la pressione gigantesca di quell’acqua spostata da giganti senza senso, le pareti dei palazzi si sgretolano, tutto sotto la presenza assurda di queste mostruosita’ e’ destinato a soccombere. Secoli di storia, di cultura, di arte se ne vanno nell’onda fetida del consumismo…capisco che le cose non siano cosi’ semplici come lo sono state per noi, fortunata e determinata gente di Key West, ma faccia qualcosa, per carita’! Prima che sia troppo tardi e succeda il disastro! Ho parenti amatissimi e tanti amici veneziani Doc che stanno seriamente progettando di abbandonare Venezia e andare a vivere in terraferma, altrove!!! Ma desidero anche dirLe di non sentirsi solo: io, e tanta gente come me, La pensiamo continuamente e preghiamo per Lei, ognuno a suo modo, perche’ Lei possa risolvere questo problema pazzesco e assurdo come assurde sono tante cose della Nostra amatissima Italia. Non si senta solo, Sindaco!
Mi sono permesso di scriverLe questo romanzo perche’ non posso credere che Venezia non si ribelli a tanto scempio messo in atto esclusivamente da gente potente, avida di denaro. Aiuti in qualche modo visibile e risolutivo, per quanto il Suo ruolo Le consente, i veneziani e gli italiani che vogliono cambiare questo stato di cose. Basta un Suo cenno perche’ il popolo di Venezia, quello che vuole la Venezia di prima, Le apra il proprio cuore!
Il suo cognome mi ricorda carissimamente una meravigliosa persona che conobbi quando ero studente al liceo Pio X di Borca di Cadore, primissimi anni ’70: il mio professore di chimica e fisica si chiamava Umberto (credo di ricordare Umberto) Orsoni, mitico personaggio di grandissima cultura, grande educatore, uomo onestissimo e generoso. Mi piacerebbe che foste parenti!
Cordialmente le porgo i miei piu’ sinceri auguri per il suo impegno.
Giovanni Novara

GIOVANNI NOVARA
3314, Northside Drive 152
Key West, FL 33040 U.S.A.

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COMITATO NO GRANDI NAVI – LAGUNA BENE COMUNE
(www.nograndinavi.it)

Venezia, 7 ottobre 2013

Una località stupenda stravolta da un turismo oppressivo, una comunità depauperata di residenti e di lavoro che non sia a servizio dei visitatori mordi e fuggi, le strette e antiche viuzze invase da orribile paccottiglia di cattivo gusto, un crocerismo protervo che scarica turisti poco attenti e velenoso inquinamento, le compagnie da crociera e le autorità che propongono lo scavo di un devastante canale all’interno di un ambiente fragilissimo per portare in mezzo alle case navi sempre più grandi e sempre più numerose.
E’ Venezia? No, è Key West, splendida isoletta della Florida, negli Stati Uniti, amata da Hemingway, da Tennessee Williams, da Henry Truman, che da 15 anni combatte una dura battaglia per conservare la sua storica identità, la sua bellezza, la barriera corallina che la circonda tutta e che è una delle meraviglie ambientali del mondo a rischio per l’inquinamento che un modello deleterio di “sviluppo” riversa nelle acque un tempo cristalline del Golfo del Messico.
A Key West, però, la gente ha vinto la sua battaglia contro i potentati locali, contro le lobby delle crociere, contro le autorità tiepide verso disegni devastanti se non nascostamente complici coi nemici di quella Comunità. Sono state le autorità, infatti, convinte d’avere la vittoria in tasca, a proporre un referendum cittadino per sottoporre o meno a un dubbio studio di impatto ambientale lo sviluppo del crocerismo e lo sbancamento della barriera corallina per scavarvi un canale per portare fin nel cuore dell’isola le grandi navi, invece il 1.ottobre la gente ha seppellito la proposta sotto una valanga di no.
Fatti i conti, il 73 per cento dei votanti ha bocciato crociere e nuovi canali mettendo la pietra tombale su progetti inaccettabili: a Key West le grandi navi non verranno, nonostante le sirene di quanti si appellavano all’incremento del turismo, ai certi guadagni, allo sviluppo economico. La gente ha festeggiato nelle strade, ringraziando anche il Comitato NO Grandi Navi – Laguna Bene Comune che ha dato il suo piccolo contributo per la vittoria, mostrando con foto e documenti la vera faccia dello “sviluppo”, offrendo dati sull’inquinamento, dando sostegno morale, firmando col locale Comitato per un Turismo responsabile (Key West Committee for Responsible Tourism) un protocollo comune per condurre assieme campagne informative sui danni di un turismo non governato e di un crocerismo incompataibile con la fragilità di alcune delle più belle località del mondo.
Ora tocca a Key West mobilitarsi per Venezia, le prime proposte operative sono già state recapitate al Comitato NO Grandi Navi: la battaglia per la Serenissima e per la sua laguna diventa sempre più internazionale. “Se una piccola isola come la nostra è riuscita a farsi rispettare – hanno scritto Eliot Baron e Jolly Benson, dirigenti del Comitato di Key West – anche l’isola più famosa del mondo ce la può fare a vincere la battaglia contro la prepotenza”.

PREMIO GIORNALISTICO ISTITUTO VENETO PER VENEZIA 2013

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anna

Scrive Saverio Pastor in FB: “Se ognuno di noi avesse il cuore e la passione di questa nostra concittadina Anna Somers Cocks autrice di “The coming death of Venice?”, pubblicato da ‘The New York Review of Books’ e per questo premiata dall’Istituto Veneto per Venezia (famosi “antagonisti”!!) qualche giorno fa…. con grave disappunto del sindaco Orsoni… dedicato a tutti quelli che ancora pensano che su Venezia debbano decidere i veneziani da tre generazioni…. se ognuno di noi avesse questo suo modo di pensare le cose andrebbero molto meglio! Da ascoltare con attenzione…please!!!”

IL COMITATO NO NAV RISPONDE A GRAZIOTTIN

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Graziottin2

COMITATO NO GRANDI NAVI – LAGUNA BENE COMUNE
(www.nograndinavi.it)
Venezia, 2 ottobre 2013

Nel suo fondo odierno, Tiziano Graziottin invita quanti si sono mobilitati in città sul tema del crocerismo a non contrapporre senza mediazioni ambiente e lavoro.
Ebbene, il Comitato NO Grandi Navi non lo ha mai fatto, dato che nella sua proposta si contemperano fin dall’inizio entrambe le esigenze: una portualità nuova, compatibile, incentrata su di una Marittima da riconvertirsi solo in parte a funzioni ad alto valore aggiunto, accompagnata dalla proposta di un eventuale ormeggio al di fuori delle bocche di porto, nelle forme da studiarsi sulla base di quanto avviene dovunque nel mondo, qualora l’indotto garantito dal cambio di modello venisse giudicato insufficiente da Venezia. Non si getta il bambino con l’acqua calda, nessuna perdita di posti di lavoro e forse anzi un incremento delle opportunità economiche della città.
Al contrario, chi difende uno status quo oggettivamente incompatibile e che crescente gigantismo navale, crescita del livello del mare, Mose alle bocche di porto presto presto metteranno in crisi, propone alternative devastanti al passaggio delle navi in Bacino San Marco, quasi fosse l’unico problema connesso col crocerismo.
Certo, non vedremo più quei mostri tra San Giorgio e Palazzo Ducale, ma il rischio di incidenti nel Canale dei Petroli e in laguna aumenterà (lo dicono Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale, e la Capitaneria di Porto); l’inquinamento praticamente pari a quello prodotto dal traffico automobilistico di Terraferma continuerà ad avvelenare i polmoni di veneziani, mestrini, malgarotti; si scaveranno in laguna canali devastanti come e più di quello dei Petroli, come se la laguna non fosse un valore in sé ma un campo di patate buono per tutti gli usi.
L’ipotesi Venezia Terminal Passeggeri – Zanetti di due canali dietro la Giudecca è una bestemmia che un veneziano dovrebbe rifiutarsi anche solo di ascoltare, mentre Paolo Costa, già vincitore di un Premio Attila, crede di imbarcar cucchi – i lettori capiranno e perdoneranno – quando racconta che il suo progetto di scavo del Contorta Sant’Angelo ha un’alta valenza ambientale. Quando Costa parla di “miglioramento morfologico” del bacino centrale della laguna in realtà spaccia per barene lì mai esistite degli argini artificiali di burghe e sassi per contenere l’effetto Tsunami (ne parla il Cnr) prodotto dal dislocamento delle navi.
Il Comitato, dunque, è per mediare tra ambiente e lavoro ma è difficile sostenere che anche gli altri lo facciano, senza contare che se Venezia Terminal Passeggeri, Cruise Venice e un padronato interessato non avessero fatto disinformazione e terrorismo agitando e incrementando le legittime paure dei lavoratori lo scontro non ci sarebbe e avremmo le condizioni sociali e politiche per ragionare serenamente su dati di fatto incontrovertibili che non possono indicare altra direzione che quella sostenuta dal Comitato.

Silvio Testa
Portavoce del Comitato
NO Grandi Navi – Laguna Bene Comune

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Intanto Paolo Lanapoppi di VENEZIA NOSTRA/VENEZIA osserva:

“Adesso sembra che il sindaco Orsoni sia incline ad accettare le navi in Marittima, se passano per il canale Vittorio Emanuele (prendo l’immagine dal Gazzettino). Quello che è certo in questa confusione è il fatto che tutte le “autorità” sembrano prendere come indiscutibile la permanenza del traffico crocieristico a Venezia (e anzi dentro la laguna), senza preoccuparsi di studiarne seriamente le conseguenze sul piano ambientale, sanitario e socio-economico. Ma ci sono studi molto recenti che mettono fortemente in duscussione i “posti di lavoro” e l'”indotto” che sarebbero generati dalle navi da crociera. Lo stesso consiglio comunale di Venezia ha approvato un testo che subordina ogni decisione sulle grandi navi a due studi: uno sull’impatto sulla laguna e uno sulla sostenibilità dei flussi truristici (ricordate il PAT, articolo 35 bis?).
Ma a Roma si è parlato come se tutto ciò non esistesse. Il miraggio dello”sviluppo” e dell'”indotto” fa chiudere occhi e orecchi e farà probabilmente scavare nuovi super-canali per altre super-navi, causando la fine di una civiltà urbana che tutto il mondo ammirava e che noi veneziani di oggi siamo forse gli ultimi a poter vivere.
Foto: Adesso sembra che il sindaco Orsoni sia incline ad accettare le navi in Marittima, se passano per il canale Vittorio Emanuele (prendo l’immagine dal Gazzettino). Quello che è certo in questa confusione è il fatto che tutte le “autorità” sembrano prendere come indiscutibile la permanenza del traffico crocieristico a Venezia (e anzi dentro la laguna), senza preoccuparsi di studiarne seriamente le conseguenze sul piano ambientale, sanitario e socio-economico. Ma ci sono studi molto recenti che mettono fortemente in duscussione i “posti di lavoro” e l'”indotto” che sarebbero generati dalle navi da crociera. Lo stesso consiglio comunale di Venezia ha approvato un testo che subordina ogni decisione sulle grandi navi a due studi: uno sull’impatto sulla laguna e uno sulla sostenibilità dei flussi truristici (ricordate il PAT, articolo 35 bis?).
Ma a Roma si è parlato come se tutto ciò non esistesse. Il miraggio dello”sviluppo” e dell'”indotto” fa chiudere occhi e orecchi e farà probabilmente scavare nuovi super-canali per altre super-navi, causando la fine di una civiltà urbana che tutto il mondo ammirava e che noi veneziani di oggi siamo forse gli ultimi a poter vivere.”