Perché siamo contrari a un porto passeggeri in laguna per le grandi navi.
Tre progetti, quello del Canale Contorta, quello che prevede di ospitare le grandi navi a Marghera e quello del retro Giudecca, ci vedono contrari perché tutti e tre assumono che le grandi navi si ormeggino in laguna. I primi due prevedono il passaggio delle grandi navi lungo il canale Malamocco-Marghera (o dei petroli), il primo per un tratto più breve per poi confluire nel nuovo scavo, appunto il canale Contorta. A parte l’impatto visivo e i problemi di inquinamento, su cui abbiamo già detto, vogliamo portare l’attenzione su alcuni lavori scientifici sperimentali sulla laguna di Venezia, pubblicati da studiosi tedeschi, italiani e americani in importanti riviste internazionali, e troppo a lungo ignorati. Questi lavori dimostrano come le scie delle navi che transitano nei canali lagunari sono un fattore importante dell’erosione verificatasi nella laguna stessa (Rapaglia et al. 2011. Depression waves. J.Marine Sys.). Ogni nave, al suo passaggio muove l’acqua “in funzione del suo dislocamento, della sua velocità e della sua dimensione tenendo presente la larghezza del canale percorso”. Ogni passaggio genera, sul fondo del canale, un aumento della velocità dell’acqua che si trasmette “nei bassifondi lagunari circostanti dove può viaggiare senza impedimento da parecchie centinaia di metri fino a alcuni chilometri”, fino a che si disperde a causa dell’attrito; la sua forza varia, genera onde increspate, a seconda della profondità e della deformazione del fondo. Dunque ripetute osservazioni sperimentali in laguna, fatte da ricercatori indipendenti, dimostrano che il movimento dell’acqua indotto dal passaggio di una nave causa la ri-sospensione dei sedimenti che giacciono sul fondo della laguna, che vengono poi trascinati verso il canale (che richiede continui dragaggi) o direttamente in mare dalle correnti. E dimostrano anche che questo fenomeno è significativo. Il movimento dell’acqua, generato dal dislocamento, non ha nulla a che vedere con le onde di superficie, che possono essere insignificanti e tuttavia il suo effetto è “responsabile dell’aumento della profondità della laguna centrale”. E’ ovvio che il fenomeno erosivo aumenterebbe se parecchie centinaia di navi di grosso tonnellaggio percorressero il canale Malamocco Marghera; il risultato sarebbe la trasformazione della laguna centrale in un braccio di mare, la cui profondità raggiungerebbe in pochi anni 2 metri e mezzo, come ha scritto, a più riprese, il prof. D’Alpaos. Tutto questo vale a fortiori per la proposta del canale retro Giudecca.
Venezia ha da sempre un rapporto complesso con la sua laguna; ha coniugato una sorveglianza attenta delle caratteristiche morfologiche e idrauliche della laguna alla conservazione della funzione portuale della città. Questo rapporto di pacifica convivenza è diventato oggi conflittuale per l’aumento sempre maggiore delle dimensioni delle navi e per i mutamenti climatici. Si è di fronte a un bivio: o continuare nella logica dello scorso secolo, arginare il canale Malamocco Marghera, ampliarlo, farne un’autostrada extra-lagunare, togliendo alla laguna centrale ulteriore superficie, spazio vitale, degradandone le caratteristiche morfologiche e strutturali in contrasto con quanto prescrivono la legge speciale per Venezia, i dettati dell’Unesco, le tutele imposte laguna dall’Unione Europea, oppure ripensare l’organizzazione portuale per consentire l’accesso in laguna solo alle navi compatibili per dimensioni e per controllo dell’inquinamento e ospitando le grandi navi fuori della laguna. Una logica d’altra parte condivisa dall’Autorità Portuale con il progetto off-shore per il porto commerciale, ma inspiegabilmente osteggiata per il porto passeggeri. Continuando a far entrare le navi in laguna si devasterebbe inutilmente sia la laguna che la città; ben presto le navi saranno comunque troppo grandi e l’innalzamento del livello dell’acqua, con le frequenti chiusure del MoSe, impedirebbe l’ingresso dalle bocche di porto. Al danno si aggiungerebbe ben presto una crisi produttiva e occupazionale senza ritorno.
E’ importante invece che Venezia continui ad essere un porto passeggeri, per tradizione e per cultura, e solo la scelta di porre le navi incompatibili fuori della laguna consente di mantenere nel lungo termine l’attività portuale della città. Occorre muoversi lungo un orizzonte strategico di lungo periodo e non rincorrere in modo miope il rendimento a breve termine degli investimenti effettuati.
In giro c’è già aria di elezioni. Ebbene alle forze politiche che si candidano a governare la città noi chiediamo una visione ampia, d’insieme dei problemi cittadini e l’abbandono di sguardi miopi fondati solo sulla difesa di interessi particolaristici.
Comitato NoGrandiNavi-LagunaBeneComune.