Archivio mensile:luglio 2011

LIDO DI VENEZIA. THE DAY AFTER

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Venerdì 22 luglio la Conferenza di Servizi dei rappresentanti degli enti interessati ha approvato i progetti “definitivi” di EstCapital per il nuovo quartiere turistico-residenziale nell’area ex Ospedale al Mare, per un nuovo, antistante, stabilimento balneare, per il porto turistico a S. Nicolò, dando inoltre, sostanzialmente, il via ad un piano di trasferimento dei servizi sociosanitari, in modo da poter poi abbattere il monoblocco e dare quindi più valore al complesso immobiliare privato che sorgerà lì attorno.

La storia è cominciata male fin dall’inizio, quando qualcuno pensò che la valorizzazione urbanistica (sacrosanta) dell’area dell’ex ospedale al mare non dovesse andare a beneficio dell’Ulss (proprietaria) ma della costruzione di un Nuovo Palazzo del Cinema e dei Congressi (era il 2007, e questa gran trovata fu chiamata Protocollo d’intesa, portò la firma di Cacciari, Galan, Padoan e Rutelli e fu salutata dalla Municipalità di allora come l’inizio del nuovo rinascimento del Lido).

Il progetto veniva fuori da un concorso internazionale, aveva trovato un nome appropriato alla sua forma (il sasso), ed era stato inserito tra le opere celebrative del 150 dell’Unità d’Italia (godendo per questo di finanziamenti dello Stato e della Regione) ed aveva pure trovato una struttura di missione della Protezione civile responsabile della realizzazione dotata di strumenti derogatori e di accelerazione, in nome della ricorrenza nazionale qualificata come “grande evento”. Decapitata questa struttura a seguito di indagini giudiziarie avviatesi su altri “eventi”, fu nominato l’attuale Commissario delegato con poteri speciali (che evitano, ad esempio, le competenze della Commissione per la salvaguardia di Venezia previste dalla legislazione vigente!).

Ma, al sindaco di allora, e a qualche altro, tutto ciò non bastava: le competenze del Commissario furono ampliate così che si potesse occupare, con tali poteri, di qualsiasi altra proposta ritenuta interessante per lo “sviluppo” del Lido. Si offriva così una corsia privilegiata per l’approvazione di progetti in variante urbanistica di grande interesse privato, sottratta alle normali procedure di governo del territorio ed alle competenze dei soggetti responsabili (consiglio comunale e cittadinanza in primis).

Il progetto del palazzo del cinema e dei congressi, che non aveva mai trovato i necessari 136 milioni di euro di finanziamento, è andato comunque in appalto, con molte vicissitudini e modifiche, ma si è arenato su un banco di amianto (i resti delle vecchie strutture balneari in eternit) prima ancora che fosse versata una goccia di calcestruzzo (e non prima però di aver sacrificato inutilmente 130 alberi ed un forte ottocentesco e di aver comportato una spesa di 37 milioni di euro di cui ben 17 per il trattamento dell’amianto, fatte salve le penali che saranno dovute all’impresa).

Ci è voluto il ministro, da Roma, per tirare il freno a mano e chiedere di rimodulare gli obiettivi. Intanto la Biennale ha progettato ed avviato un vasto e sensato programma di riqualificazione delle strutture disponibili per la Mostra del Cinema, il quale però si poteva già avviare qualche anno fa, come qualcuno aveva autorevolmente proposto, evitando i disastri del sasso, rivelatosi un vero macigno per i conti pubblici. Ci si accorge ora invece che basta fare qualcosa di più efficiente e meno grandioso e che lo si può far fare direttamente al privato (sua l’idea, il progetto, i soldi) a condizione di concedergliene la gestione, magari assieme a quella delle altre strutture pubbliche adiacenti (è la finanza di progetto, bellezza!). E qualcuno pensa, già ora, che se ne occuperà EstCapital…

Mentre si avvicina la prossima Mostra del Cinema, per il terzo anno compromessa dal cantiere aperto, e senza che si sappia esattamente cosa si voglia fare per chiudere il buco lasciato dal sasso, intanto il Commissario procede per portare in porto i derivati dell’operazione grande evento 150° dell’Unità, cioè i progetti immobiliari rivolti al mercato internazionale, del turismo e delle seconde case, di EstCapital che per nulla evocano Garibaldi, Cavour, i fratelli Bandiera o altri patrioti e che i cittadini neppure potranno concepire come una testimonianza particolare di un degno sviluppo dell’Italia.

Ora, in particolare il Commissario sta conducendo una partita eccezionale (una procedura cioè fuori dalla norma, di cui non abbiamo trovato finora precedenti): quella della vendita dell’area ora comunale dell’ex ospedale al mare ad EstCapital collegata, contrattualmente, al rilascio delle concessioni del demanio marittimo per realizzarvi stabilimento balneare e porto turistico da 1000 imbarcazioni.

Nel merito dei progetti e delle procedure, questo Coordinamento ha dimostrato una netta contrarietà, non pregiudiziale ma basata su osservazioni puntuali, serie, regolarmente presentate. Non intendiamo qui ritornarci sopra (chi vuole può trovarle sul nostro sito

www.unaltrolido.com

 assieme a molte altre notizie e commenti).

Prendiamo atto invece che il Sindaco ha assecondato il Commissario, facendosi forte della sua debolezza, sulla base dell’asserzione cioè che tutto era stato impostato irrevocabilmente dalla precedente amministrazione, che non approvare tutti i progetti ora e non chiudere ora la vendita dell’ex ospedale al mare, significava mettere in crisi il bilancio comunale, significava sforare il patto di stabilità e…  mandare a casa questa amministrazione.

Non ne siamo convinti, non solo perché il contratto preliminare di vendita siglato a fine 2010 è stato secretato, ma perché tutti gli introiti della vendita dovrebbero andare a beneficio delle spese per il nuovo palazzo del cinema e dei congressi (ora prevedibilmente ridimensionate) e non di altre linee di spesa del bilancio comunale. Ma soprattutto perché, alla fine, il conto che l’isola del Lido dovrà pagare per un Surrogato del Nuovo Palazzo del Cinema e dei Congressi sarà altissimo in termini di stravolgimento e consumo del territorio (solo per il porto: un bacino da 500.000 mq; un imbonimento di 200.000 mq; edifici per alberghi e servizi commerciali e vari per 25.000 mq di superficie lorda).

In nome della trasparenza e della partecipazione che dovevano caratterizzare il Suo mandato, chiediamo al sig. Sindaco, di rendere pubblici tutti i pareri tecnici che gli uffici comunali hanno elaborato in ordine a quanto posto all’esame della conferenza di servizi. In nome della chiarezza dei comportamenti degli eletti rispetto agli elettori, chiediamo ai Consiglieri Comunali e della Municipalità di Lido e Pellestrina di esprimersi ciascuno nel merito: se/in che modo essi hanno effettivamente potuto dare l’indirizzo o parere che per scelte di tale portata sarebbe certamente prerogativa del rispettivo Consiglio e se personalmente condividono l’approvazione dei suddetti progetti.

Coordinamento delle Associazioni Ambientaliste del Lido

LIDO DI VENEZIA. IL VILLAGGIO PER I DIRITTI UMANI

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Dalle Lettere al Gazzettino di Venezia del 22.7.2011

IL VILLAGGIO
PER I DIRITTI UMANI

Al Lido, con grande pompa, il sindaco Orsoni ha inaugurato il Villaggio per i Diritti Umani. E’ un villaggio circoscritto tra le antiche e salde mura del convento di San Nicolò. Il convento, grazie ai finanziamenti dell’Unione Europea, e al supporto particolare del Parlamento europeo, già da molti anni ospita il Master per i diritti umani, seguito da molti giovani europei e da funzionari europei ed internazionali.
In quel convento e nelle caserme circostanti furono ospitati pellegrini e crociati, appestati e prigionieri, rifugiati e asilanti. Si apra il Villaggio non solo ai diritti umani a livello internazionale, ma anche ai cittadini: al cittadino del mondo, ma anche al cittadino della laguna e al lidense che negli ultimi anni vede sempre meno protetti i suoi diritti all’ambiente, al suolo, al vivere meglio, ad una salute pubblica, ad un’organizzazione della circolazione stradale che porti a zero il numero dei morti, affinché il diritto alla vita, che ha supremazia su tutti gli altri sia realmente assicurato e garantito.
Si organizzi una marcia verso il Villaggio di clausura per i diritti universali e si manifesti contro la costruzione di quella Darsena cui nessuna mente aveva finora pensato: né dogi, né Corner, né Napoleone, né gli Asburgo, né Mussolini, né perfino De Michelis e si faccia capire che il diritto del cittadino nel e per il suo territorio è un diritto umano sostanziale e da garantire erga omnes.
Si apra il Villaggio al villaggio che sta tutt’intorno. Un villaggio ricco di storia, con i suoi forti, coi suoi conventi, con San Nicolò, Malamocco, i forti degli Alberoni, la sua architettura floreale, i suoi giardini d’epoca, i suoi canali. Tutte cose da rivalorizzare senza l’aggiunta di cemento, malta e ferraglie.
Siano garantiti i diritti dei cittadini nel villaggio, attraverso il Villaggio, con un’analisi approfondita che potrebbe far oggetto di studio in un seminario da farsi al rientro autunnale, da studenti dei 27 paesi dell’Unione europea, seguito da una Conferenza a Bruxelles o a Strasburgo nell’inverno 2011-12.
Paolo Fumagalli

Coordinamento

Associazioni Ambientaliste

del Lido

MODELLI DI SVILUPPO SCELLERATI PER VENEZIA

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Sintesi di proposte per il dibattito sul Piano di Assetto Territoriale

e sulla  Nuova Legge Speciale per Venezia

Modelli di sviluppo scellerati hanno prodotto la devastazione ambientale e sociale

che è sotto gli occhi di tutti ! 

Solo la presa di coscienza e la mobilitazione dei cittadini può modificare e migliorare questa situazione.

ecco La Citta’ e il territorio che vogliamO

Le associazioni AmbienteVenezia – Assemblea Permanente NOMOSE -Coordinamento Cittadino contro le grandi navi – Medicina Democratica -Associazione Gabriele Bortolozzo  auspicano l’approvazione di un Piano di Assetto Territoriale  e di una nuova una legge  speciale per Venezia in grado di recepire le seguenti proposte

 

Venezia e la laguna sono un bene comune del mondo intero e non una merce e come tale va sottratto alla privatizzazione ed a ogni speculazione. Per la salvaguardia della laguna, oggi soggetta ad un drammatico processo erosivo, che le opere del MoSE rischiano di rendere irreversibile, va redatto un nuovo piano per un riequilibrio idrogeologico e morfologico che inverta i processi in atto che altrimenti a breve la trasformeranno in un braccio di mare.

Il Parco dell’intera laguna potrebbe esserne lo strumento di gestione attiva.

 

L’attività e lo sviluppo portuale, in un sistema di rete con gli altri porti dell’alto Adriatico  in virtù di una selezione dei traffici e delle carattersiche-dimensioni degli scafi, vanno sempre rapportati con il riequilibrio lagunare.  Navi crociera, petroliere, porta containers, molte delle quali  con stazze già incompatibili con la laguna, diventeranno sempre più grandi e  non possono più attraversarla perché richiedono lo scavo di canali che aumenteranno l’erosione e distruggono la morfologia dei fondali.

In un quadro di differenziazione portuale delle tre bocche ( Lido passeggeri, Malamocco commerciale , traghetti ,Chioggia pescherecci ) è auspicabile la realizzazione di un sistema di strutture a mare con basso impatto ambientale per quelle navi che richiederebbero profondità di canali incompatibile con l’equilibrio lagunare ( un apposito terminal passeggeri in prossimità della bocca di Lido e boe  galleggianti a mare con collegamento pipelines per petroliere e gasiere evitando così attraversamenti lagunari pericolosissimi ).

 

Il sistema  MoSE è inutile perché esistono efficienti alternative, pericoloso come dimostrano gli studi di “Principia” sul rischio di  tenuta delle paratoie in particolari condizioni di mare, (pericolo di collasso), dannoso e incompatibile con il sistema lagunare e le attività portuali per  le previsioni sul numero delle chiusure e sui danni alle attività portuali e sull’aumento dei livelli di inquinamento delle acque lagunari. Bisogna bloccare i lavori del MoSE, con varianti in corso d’opera, riconvertendo le opere marittime realizzate, attraverso soluzioni progettuali delle bocche sperimentali, graduali e reversibili.  Se il drammatico trend di aumento del livello medio marino risultasse confermato non c’è progetto alle bocche di porto e in laguna che tenga! Bisognerebbe chiudere le paratie quasi tutti i giorni (due volte al giorno d’inverno). Quindi per la riduzione dei livelli di marea in laguna vanno innalzati i fondali alle bocche (che possono ridurre tutte le maree fino a 28 centimetri) e perseguite quelle ricerche sulla iniezione di fluidi negli strati geologici profondi (insufflamento di acqua salata a 700-900 metri di profondità ) volti al sollevamento  di grandi porzioni di territorio. Queste tecniche vengono già utilizzate per immagazzinare ed estrarre gas nei depositi profondi con conseguenti innalzamenti e abbassamenti dei suoli come risulta da una ricerca del dipartimento di Geologia di Padova: con questa tecnica  si può, in 5 anni e in sicurezza, alzare tutta la città fino 35 centimetri.

 

Il turismo a Venezia da risorsa è divenuto, con i suoi 21 milioni e mezzo di turisti annui (in crescita) una distruzione, anche fisica, della città e l’espulsione continua degli abitanti. E’ necessario non solo un governo dei flussi ma la costruzione di una politica territoriale conseguente (PAT e nuovi strumenti urbanistici) e una revisione radicale della mobilità. Al fine di velocizzare il traffico locale e di decentrare quello turistico vanno ristrutturati in ragione degli utenti (turisti da un lato, residenti, pendolari per lavoro e studenti dall’altro) i punti di penetrazione, d’arrivo e di attraversamento: Fusina, Tessera e Punta Sabbioni per i turisti, metropolitana di superficie (SFRM) e riorganizzazione dei vettori acquei, ove serva con linee veloci con meno fermate, per tutti gli altri. Non é possibile alcuna metropolitana sotto la laguna o la città sia  per la pericolosità distruttiva del fondo (caranto), della morfologia lagunare e delle falde acquee sotterrane. Ma soprattutto perché, di fatto -come dimostrano ormai tutti gli studi- al solo servizio di un aumento turistico incontrollato collegato ad una fermata dell’alta velocità  a Tessera. Un attraversamento in galleria sotto tutta la gronda lagunare del treno per la TAV, è altrettanto distruttivo della metropolitana subacquea.

 

Una diversa politica territoriale deve innanzitutto bloccare ed invertire la trasformazione della città in un albergo diffuso (hotel, pensioni bed&breakfast) ripristinando le norme che governano i cambiamenti d’uso degli immobili. Debbono essere incentivata invece tutta la residenzialità, sociale e studentesca, con un governo del mercato immobiliare ora selvaggio e devono essere garantite le possibilità manutentive degli immobili di residenza locale con opportune agevolazioni.

 

E’ necessario  un welfare municipale fiscale che garantisca casa, reddito, cultura e servizi a tutti,  all’insegna di un nuovo patto solidale tra generazioni come il mantenimento e potenziamento delle strutture universitarie legandole alle funzioni della città e incentivandone la distribuzione in ogni sestiere. Venezia deve essere anche città per i giovani ed i bambini con gli opportuni servizi servizi scolastici e culturali: luoghi di aggregazione (non solo di consumo) in spazi (spesso ora dismessi) per il gioco, la musica, il teatro e i concerti e, in genere, le attività autoprodotte.

 

La democrazia partecipata da esigenza è divenuta una necessità: le decisioni importanti sulle scelte amministrative -soprattutto quelle problematiche- devono prevedere procedure informative fin dall’inizio e di consultazione popolare prima delle decisioni amministrative.

 

Federalismo solidale, anche fiscale, che non sia un nuovo centralismo delle Regioni, ma una democrazia partecipata a livello di municipi, con piena cittadinanza di tutti, compresi gli immigrati, a cui garantire il diritto di voto amministrativo.

 

Riconversione produttiva e bonifica dei suoli di Porto Marghera , per insediarvi attività veramente eco-compatibili.  Bisogna cambiare modelli e sistemi produttivi:

  • messa al bando dei cicli produttivi che utilizzano e producono prodotti cancerogeni e genotossici,
  • messa al bando dei cicli produttivi e stoccaggi rientranti nelle “Direttive Seveso”,
  • Incentivazioni ed agevolazioni per attività ecocompatibili rientranti nel settore della “Green Economy
  • Riduzione al minimo e superamento dell’incenerimento dei rifiuti; privilegiando azioni, metodologie e tecnologie miranti alla riduzione dei rifiuti e imballaggi all’origine e  potenziando al massimo la selezione, recupero e riutilizzo.
  • Riduzione al minimo e superamento del sistema di produzione di energia elettrica derivante da carbone e derivati del petrolio; privilegiando la produzione di energia veramente pulita derivante da: solare termico, fotovoltaico, geotermico, eolico e uso delle correnti e onde marine.
  • Incentivazione e agevolazioni per attività relative alle bonifiche, al restauro e difesa del territorio, della laguna e della città storica.
  • Tutti i lavoratori coinvolti nelle chiusure e ristrutturazioni di impianti e cicli produttivi dovranno avere massima garanzie sul mantenimento del  reddito fino al loro reinserimento in altre attività dell’area industriale.

L’area industriale di Porto Marghera bonificata avrà un ruolo strategico fondamentale  per ospitare nuove attività economiche ecocompatibili  e di ricerca per evitare e neutralizzare nuovo consumo di suolo con cementificazioni per progetti estremamente discutibili come:Veneto City, Marco Polo City, Città della Moda

 

AmbienteVenezia –  – Medicina Democratica -Associazione Gabriele Bortolozzo

Assemblea Permanente NOMOSE -Coordinamento Cittadino contro le grandi navi

MERAVIGLIOSA LETTERA DI SERGIO TORCINOVICH AL GAZZETTINO DI VENEZIA

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IL FUTURO DEL LIDO,
È GIÀ TUTTO DECISO
Mi è capitato di assistere a un dibattito sul disegno urbanistico in fieri del Lido. L’iniziativa è stata sicuramente meritoria, essendo la questione di indubbia attualità e rilevanza. Tuttavia, mi è parsa un po’ anacronistica: per il Lido non c’è alcun progetto urbanistico da discutere e pianificare, essendo già tutto deciso in altre sedi e senza alcun piano, confronto e dibattito democratico. Quello che sta succedendo nella nostra isola è molto significativo e purtroppo non diverso da quello che è accaduto e accadrà nel resto del Paese. Senza alcuna visione d’insieme, si prevede la costruzione di strutture molto impattanti che stravolgeranno aree protette di riconosciuta valenza paesaggistica e ambientale. L’ente pubblico rinuncia non solo alla progettazione urbanistica, ma anche alla realizzazione di strutture: la sala cinematografica per la Mostra del cinema, infatti, sarà anch’essa realizzata dai privati, dopo che l’ente pubblico ha sprecato una marea di soldi in bonifiche (se i carotaggi fossero stati eseguiti correttamente, si sarebbe potuto pensare a un altro sito). Il potere decisionale è affidato a una figura (il Commissario governativo) non istituzionale che non risponde politicamente a nessuno e che dialoga, unicamente allo scopo di assecondare i loro progetti, con quelle che per gli anglosassoni sono lobbyes e che noi possiamo chiamare “poteri forti”. Questa è una classica situazione di quella che dagli studiosi viene definita post – democrazia: gli istituti giuridici della democrazia (elezioni, assemblee rappresentative ecc.) rimangono inalterati, ma vengono via via svuotati dei loro poteri, diventato nei fatti degli inutili costosi orpelli. C’è di che meditare e, soprattutto, preoccuparsi.
Sergio Torcinovich