Archivio mensile:settembre 2014

PAOLO COSTA, LO SCASSALAGUNE

Standard

a4

QUANDO IL LUPO SI TRAVESTE DA AGNELLO

Il presidente dell’Autorità Portuale, Paolo Costa, prima le tenta tutte nelle segrete stanze romane, con la complicità del ministro Lupi, per far passare il suo devastante progetto di un nuovo canale artificiale nell’area del Contorta Sant’Angelo in barba alla città e a dispetto di leggi, regolamenti, piani regolatori, prescrizioni del Parlamento; poi finge grande attenzione alla trasparenza e alla partecipazione indicendo davanti alla sua claque una presentazione pubblica del progetto che scimmiotta nella forma ma non nella sostanza le procedure che egli sta cercando in tutti i modi di aggirare.

Quando Costa dice una cosa bisogna leggerla al contrario:

  • Quando parla di adeguamento del Contorta propone una immensa autostrada marittima artificiale al posto di un piccolo canale naturale che non ha mai visto una nave;
  • Quando parla di ricostruzione morfologica prepara un disastro ambientale: il Canale dei Petroli fin dentro la città;
  • Quando parla di velme e di barene intende argini, palificate, burghe, pietrame per mantenere all’interno del nuovo canale gli effetti erosivi prodotti dal passaggio di centinaia di navi. Lì barene non ne sono mai esistite!
  • Quando dice che i fanghi scavati sono puliti non sa di che cosa parla: nell’area del Contorta non è mai stata fatta alcuna analisi;
  • Quando azzarda tempi e costi del suo progetto spara a caso. Dovrà spostare un oleodotto dell’Eni, le strutture del Progetto Integrato Fusina, una linea dell’Enel, una linea di Terna, due gasdotti, dovrà interrare l’elettrodotto dell’Enel: deve ancora iniziare a parlare coi loro gestori;
  • Quando tace è ancora peggio. Costa non dice che una volta fatto e arginato il Contorta si dovrà arginare anche l’intero Canale dei Petroli: ci ha già provato due volte proponendo una diga di pietre immense lunga 8 chilometri e larga 25 metri, il terzo tentativo è dietro l’angolo. Significa dividere in due la laguna, a dispetto della legge che lo vieta.

CARO COSTA, QUA NO’ SE IMBARCA CUCCHI

Le sue bubbole Costa le racconti a qualcun altro, a chi le vuol sentire, ai suoi amici del Consorzio Venezia Nuova, a Giancarlo Galan, a Renato Chisso che ha proposto la delibera regionale per inserire il progetto del Contorta nella Legge Obiettivo. Chi non ha altri interessi che il benessere della città e della laguna sa qual è la verità, sa che

L’UNICO MODO PER SALVARE PORTUALITA’ E LAVORO

E’ ESTROMETTERE LE NAVI INCOMPATIBILI DALLA LAGUNA

Ambiente Venezia, Comitato NO Grandi Navi – Laguna Bene Comune, Gruppo 25 Aprile, Italia Nostra,

21 SETTEMBRE, TUTTI IN BARCA CONTRO IL CONTORTA!!!

Standard

21settbis

Venezia – verso la Festa della Laguna, domenica 21 settembre.

Report della partecipata assemblea in sala San Leonardo di lunedì 15 settembre, verso la manifestazione di domenica 21. Porta il tuo barchino alle 14.30 a Punta della Dogana

DOMENICA 21 SETTEMBRE TUTTI A VENEZIA PER LA FESTA DELLA LAGUNA! Una grande partecipazione, lunedì, in sala San Leonardo a Venezia per un incontro promosso dall’assemblea No Grandi Navi, per organizzare una colorata Festa della Laguna, domenica 21 settembre, per protestare contro lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo. Contro una grande opera inutile, attualmente reale alternativa in campo contro il passaggio delle grandi navi in laguna. E’ importante coinvolgere quante più associazioni sensibili al tema, alla laguna e a Venezia, e tutta la cittadinanza, perché c’è la necessità che tutti si mettano in gioco contro questa opera inutile e dannosa, ognuno con i propri mezzi. E’ stato definito il percorso della festa con concentramento alle h 14.30 a Punta della Dogana dove si cercherà di sistemare quante più persone possibile nelle barche che ci saranno. Quando saranno tutti pronti a partire il colorato e festoso corteo acqueo sfilerà lungo tutto il Canale della Giudecca per andare ad imboccare poi il Canale Contorta. Durante il percorso sono graditi festoni, cartelli e striscioni da affiggere sulle bricole che si incontreranno lungo il Canale. PERCHE’ NON VI SIA UN NUOVO SISTEMA “MOSE” CONTRO GRANDI NAVI E NUOVI SCAVI TUTTI E TUTTE DOMENICA 21 SETTEMBRE ALLE 14.30 A PUNTA DELLA DOGANA, VENEZIA. #nograndiopere #nograndinavi #nograndiscavi per tutte le info: nograndinavivenezia@gmail.com
DA GLOBALPROJECT.INFO

Venezia – Verso il 21 settembre, riprendiamoci la Laguna

 19 / 9 / 2014

Il 21 settembre torna in acqua il movimento contro le Grandi Navi.

Sarà una manifestazione gioiosa, colorata e rumorosa: un corteo di barche che da Punta della Dogana in Bacino San Marco percorreràinteramente il Canale della Giudecca -solitamente solcato dalle centinaia di tonnellate di acciaio dei “grattacieli galleggianti”- per poiproseguire, lungo il Canale Contorta­Sant’Angelo, nel cuore della Laguna Sud, e terminare all’isola di Sant’Angelo delle Polveri.

Una manifestazione che punta a ribadire tutti i diversi NO per cui i cittadini veneziani sono da oltre due anni sul piede di guerra: dall’inquinamento atmosferico, causato dalle polveri sottili pari all’emissione di 14.000 automobili, all’inquinamento elettromagnetico provocato dai radar costantemente accesi; dall’erosione dei fondali, che avviene al loro passaggio, ai danni strutturali all’Urbis, che sonodovuti allo spostamento di enormi masse d’acqua che danneggiano rive, case e palazzi; per non dimenticarsi dell’incremento di una già sconsiderata pressione turistica sul tessuto socio-economico cittadino.

Sono tanti i NO che hanno animato le numerose battaglie attraverso le quali i cittadini hanno tentato, in tutti i modi, di bloccare il passaggio delle Grandi Navi, partendo dalle petizioni e raccolte firme, ai banchetti e assemblee, fino ai blocchi navali con barche e corpi.

Questi due anni di battaglie hanno permesso di far emergere una problematicità specifica di Venezia sul piano nazionale ed europeo.

Si è riusciti, inoltre, a catturare l’attenzione dell’amministrazione locale e del governo centrale, con la capacità ma anche il merito di aprire finalmente in città un ragionamento vero su tutte quelle alternative rispetto ad una portualità insostenibile che ha sempre agito come se fosse ineluttabile che il gigantismo navale debba soggiogare a sé tutta la Laguna e la città stessa (pur essendo evidenti tutte le contraddizioni, i trucchi, le trappole ed i ricatti, in primis quello occupazionale, che questo dibattito si porta dietro).

La manifestazione di domenica si arricchisce di altre e fondamentali valenze.

Lo scenario, attorno al quale si sono messi d’accordo il Ministro delle Infrastrutture Lupi, il Ministro dell’Ambiente Galletti e le lobby crocieristiche ­ raggruppati in questo caso attorno alla figura di Paolo Costa (ex Rettore di Ca’ Foscari, ex Sindaco di Venezia, ex Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, ex Commissario Governativo per la realizzazione della base NATO Dal Molin) ­, è tra i peggiori che ci potessimo aspettare e potrebbe causare il colpo di grazia per la Laguna veneta, che è già resa debole da cinquant’anni di politiche di sviluppo insostenibili e azzardate.

Lo scavo del canale Contorta Sant’Angelo, una vera e propria grande opera, costerà 150 milioni di euro.

Soldi Pubblici.

E quando Paolo Costa parla di “ricalibrare” il canale Contorta, ora già esistente e profondo meno di 2 metri e largo circa 4, in realtà è solo un modo per rendere meno evidente il tipo di operazione invasiva e distruttiva che si andrebbe a fare: ossia uno scavo che lo porterebbe ad avere 10,5 metri di profondità e una larghezza di circa 200. Come “ricalibrare” un sentiero di montagna in un’autostrada!

Le conseguenti erosioni dei fondali e il collegamento diretto tra il Canale dei Petroli e il cuore del Centro Storico di Venezia, renderebbero la Laguna un vero e proprio braccio di mare consegnando una città sempre più vulnerabile alle ondate di marea.

Noi non potremo mai permetterlo, e ci giocheremo tutto, se necessario, per fermare questa ennesima aggressione, perché sappiamo che Venezia non esisterebbe separandola dalla sua Laguna o con una Laguna degradata.

Sappiamo anche che la singolare e moderna condizione della città è sempre stata quella di avere davanti a sé un futuro incerto e denso di pericoli, che però non proviene da un fato ineluttabile, o da imprevedibili catastrofi, piuttosto le minacce per Venezia avanzano con l’evoluzione delle condizioni presenti: sono fenomeni progressivi ed osservabili e sono sempre legate all’intervento o al mancato intervento dell’uomo.

La questione della salvaguardia ambientale e fisica della città e della Laguna è strettamente collegata ad un nodo oramai ineludibile a cui siamo giunti, un nodo che ci parla della democrazia, di una comunità locale espropriata dalla propria sovranità, dalla possibilità di decidere sul proprio sviluppo, perché attorno a questa questione del Contorta si stanno riproponendo gli stessi meccanismi e vizi del MoSE.

Per quanto riguarda Venezia questa discussione parte almeno dal 1966, quando il 3 novembre la mareggiata sbreccia le difese a mare e travolge Pellestrina e Sant’Erasmo con la conseguente distruzione di tutto il primo piano della città. Tutta la regione era sconvolta dalle piene dei fiumi che scendevano tumultuosamente a valle dalle montagne disboscate e manomesse, rompendo argini da tempo non più mantenuti.

Riconoscendo nel dissesto idro­morfologico della Laguna la vera causa del disastro, la mobilitazione nazionale e locale impone al governo la prima scelta controcorrente del secolo: la Legge Speciale per Venezia la n.171 dell’aprile del 1973, importante dal punto di vista dei principi per la “tutela dell’equilibrio idraulico impossibile compromettere il mantenimento dell’unità e della continuità fisica della laguna”; una legge però sostanzialmente accentratrice poiché attribuisce ogni competenza di intervento allo Stato che deve però operare secondo i principi di “gradualità, sperimentabilità e reversibilità”.

Si denota dentro questa prima legge speciale la visione sistemica, d’insieme, della Laguna come un corpo vivo e complesso, in cui gli interventi avrebbero dovuto agire come agevolazione della capacità dell’ecosistema lagunare di autoregolarsi ed autoriprodursi.

Inutile dire che di questo primo impianto normativo vengono elusi tutti i principi, mantenendo solo l’accentramento decisionale.

Già corretta dagli indirizzi del 1975, che impongono alla comunità scientifica la scelta politica di chiusure mobili alle bocche di porto (MoSE), in modo da non “turbare la funzionalità del sistema portuale”, ma anche per rendere più celere il passaggio alla fase operativa che il cosiddetto “partito del fare” -il cui campione era il leader del PSI veneziano Gianni De Michelis- si adopera per la creazione di un Consorzio, il Venezia Nuova a cui progressivamente, dalla seconda legge speciale del 1984 alla Legge Obiettivo del 2001, viene affidato il ruolo di monopolista assoluto per quanto riguarda ricerca progettazione e realizzazione degli interventi in Laguna.

Verso questo pool di imprese costruttrici private sono stati dragati tutti i flussi di risorse che queste leggi comunque garantiscono, risorse originariamente destinate invece alla rivitalizzazione socio economica della città.

Abbiamo quindi due poteri forti, estranei, che determinano la vita e le scelte in città: da una parte lo Stato, ovvero il Ministero dei Trasporti con i suoi bracci operativi identificati in Magistrato alle acque e Porto di Venezia -che governano parte del nostro territorio- in contrasto con il Comune e la città; dall’altra il CVN che sceglie cosa fare con i nostri soldi, e parliamo di decine di miliardi.

È questa aberrazione della concessione unica la vera madre del sistema corruttivo venuto alla luce negli ultimi mesi grazie alle inchieste giudiziarie che ha inquinato la vita politica, culturale, economica della città e di tutta la regione.

Un sistema che i movimenti ed i comitati denunciano da oltre dieci anni accumulando condanne e processi e con cui la Città deve chiudere il conto. È giunto il momento in cui chi ha saccheggiato le risorse di Venezia restituisca il maltolto, perché i miliardi finiti in corruzione in questi anni sono soldi nostri, soldi che ci sono stati rubati per distruggere la Laguna, ma che dovevano servire ad esempio per i contributi agli affitti, per il restauro delle case, per i servizi, il welfare, le scuole, gli asili, l’assistenza agli anziani, ai disabili.

Il Contorta, come il MoSE, è stato deciso a Roma, senza la città, approfittando del vuoto politico ed amministrativo con un commissario che al “comitatone” di ferragosto ha (candidamente) dichiarato “vado, anche se di Laguna non ci capisco un cazzo”. Il Contorta, come il MoSE, serve solo a piegare una città a interessi privati, privatissimi, da pagare invece con il sangue ed il sudore dei cittadini. Il Contorta, come il MoSE, distruggerà, forse definitivamente, quello che rimane dell’equilibrio idro­morfologico della nostra Laguna.

La manifestazione del 21 quindi non parla “solo” di grandi navi, di San Marco e della cartolina di Venezia rovinata dalle fiancate dei “bisonti del mare”. Le barche che salperanno alle 14:30 da Punta della Dogana parleranno di una comunità che vuole prendersi cura del proprio modello di sviluppo, del proprio ecosistema. Parleranno di democrazia e di sovranità.

SETTEMBRE, ANDIAMO, È TEMPO DI MOBILITARSI…

Standard

15sett

 

FERMIAMO IL PROGETTO CONTORTA E TUTTI I PROGETTI DI ESCAVO DI NUOVI E VECCHI CANALI ALL’INTERNO DELLA LAGUNA

Le Grandi Navi devono restare fuori della Laguna

e fermarsi in un nuovo avamporto nella Bocca di Porto del Lido 

Lunedì 15 settembre alle ore 17 in Sala San Leonardo vi invitiamo tutti a partecipare ad una grande un’assemblea cittadina per valutare in maniera approfondita la situazione e decidere tutti assieme i prossimi appuntamenti e mobilitazioni.

Domenica 21 settembre pomeriggio vogliamo proporre a tutti diORGANIZZARE INSIEME una grande manifestazione in barca, con partenza dal Canale della Giudecca al Canale Contorta e ritorno, una vera e propriaFESTA in difesa della Laguna di Venezia. 

SALVIAMO LA LAGUNA DA UNA NUOVA IRREVERSIBILE DEVASTAZIONE 

  Il Comitato Interministeriale dell’8 agosto scorso ha scelto il progetto peggiore quale alternativa al passaggio delle grandi navi davanti a San Marco, l’ipotesi più devastante per la Laguna, mantenendo tutte le criticità per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria e da elettromagnetismo nel centro urbano.

   Un progetto sostenuto però dalla solita lobby delle Grandi Opere, lobby che è stata colpita solo marginalmente dalle indagini della Magistratura su Mose, CVN, Tangentopoli Veneta.

  Le istituzioni rappresentate nel Comitatone hanno dato il via libera all’iter per la realizzazione del Canale Contorta Sant’Angelo, che ricordiamo aver avuto un Parere di Valutazione di Impatto Ambientale preventivo NEGATIVO (ed era stato tenuto nascosto per mesi).

   Solo il Comune di Mira ha votato contro questa decisione, difendendo un proprio progetto di avamporto nella Bocca di Porto del Lido;  il Commissario Prefettizio del Comune di Venezia si è astenuto, lasciando via libera ai Costa e ai Lupi.

   Nelle prossime settimane i poteri forti di questa città intendono realizzare il MIRACOLO di trasformare la VIA NEGATIVA in VIA POSITIVA, ma visti i precedenti e visto quanto è successo nel caso del MOSE, se non ci sarà una pronta mobilitazione, sicuramente faranno in modo che questo MIRACOLO accada.

   I progetti alla Bocca di Porto del Lido e, tra questi, l’unico che aveva avuto un parere VIA Preventivo POSITIVO, non sono stati minimamente presi in considerazione.

   Questi progetti garantiscono la difesa e l’aumento dei posti di lavoro collegati con la crocieristica e sono, sicuramente, i meno impattanti con l’ambiente lagunare. 

Ora l’iniziativa passa alla cittadinanza attiva: le 13.000 persone che hanno sottoscritto la Petizione Popolare contro le Grandi Navi in Laguna, le oltre 25.000 persone che hanno sottoscritto la recente  petizione popolare contro il Contorta, le migliaia di cittadini che a livello locale e nazionale hanno partecipato alle mobilitazioni di questi anni. 

Comitato NOGrandiNavi – Laguna Bene Comune 

Petizione contro lo scavo del canale Contorta

per firmare clicca sui seguenti link

https://www.change.org/p/matteo-renzi-fermate-lo-scavo-del-maxi-canale-contorta-prima-che-sia-troppo-tardi

The petition, English version:

http://www.change.org/p/stop-the-plan-to-dredge-the-maxi-canal-contorta-in-venice-before-it-s-too-late

APPELLO ALLE SOCIETÀ DI CANOTTAGGIO, REMIERE E VELICHE DELLA CITTÀ

Standard

maxinavesanmarco

 

Alle società di canottaggio, remiere e veliche della città 

Cari amici,

come certamente saprete, per risolvere il problema del passaggio delle grandi navi da crociera in Bacino San Marco e in Canale della Giudecca il Governo ha deciso di realizzare in laguna un nuovo canale artificiale sul tracciato del Contorta Sant’Angelo che, diramandosi poco prima di Fusina dal Canale dei Petroli e lambendo le isole di Sant’Angelo della Polvere e San Giorgio in Alga, porta verso la Giudecca e di qui alla Marittima.

La comunità scientifica indipendente, l’Istituto di Idraulica dell’Università di Padova, l’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti giudicano il progetto devastante; la Commissione nazionale di Valutazione di impatto ambientale lo ha bocciato l’anno scorso ma la relativa delibera è rimasta nascosta fino allo scorso maggio. Se il Canale dei Petroli ha distrutto la laguna centrale, riducendola a quello che i tecnici chiamano “il cratere”, lo scavo del Contorta lo porterà fin nel cuore della città, con gli effetti idraulici che si possono immaginare; per ridurre gli effetti erosivi e di perdita di sedimenti che l’enorme aumento del volume di traffico produrrà, l’intero percorso dovrà andare arginato con false barene, in realtà vere dighe in pietrame, col risultato di dividere la laguna in due bacini separati. La fine della laguna come l’abbiamo conosciuta e come i veneziani hanno saputo conservarla per quasi un millennio prima che iniziassero i dissennati interventi per adattarla a una portualità sempre meno compatibile.

Nessuno è ostile alla portualità, ma ormai si pone ineludibile il tema della sua sostenibilità in laguna, e se davvero si vogliono salvare traffici e lavoro bisogna cominciare a pensare a una sua nuova collocazione fuori dalle bocche di porto, sapendo che il Mose e la crescita ormai conclamata del livello del mare creeranno domani ostacoli insormontabili alla navigazione commerciale e passeggeri. Se l’Autorità Portuale propone un terminal in mare aperto per container e petroli, perché non si può pensare a qualcosa di analogo anche per le navi passeggeri, conservando la Marittima come snodo logistico per il crocerismo e scalo per navi più piccole, yacht, imbarcazioni da diporto? Non cadiamo nel ricatto che contrappone ambiente e lavoro: le soluzioni ci sono per contemperare tutti gli interessi, e lo scavo del Contorta Sant’Angelo non è solo devastante, è anche miope e poco previdente.

Noi, appassionati di vela tradizionale, di remo, di vela, attività figlie di una laguna che rischia di sparire e che non hanno senso né pratico né culturale in un ambiente diverso, non possiamo restare indifferenti e inerti davanti a disegni che stravolgono il nostro mondo e mettono a repentaglio perfino la sicurezza della città. Vi invito alla mobilitazione in difesa della laguna, che è madre di tutti noi: non lasciamo che passi il progetto dello scavo del Contorta Sant’Angelo.

Il Comitato NO Grandi Navi – Laguna Bene Comune è un libero movimento apolitico e apartitico di cittadini di tutte le estrazioni e le culture, nato per coordinare tutte le associazioni e le persone che in vario modo hanno deciso di scendere in campo per difendere la laguna. Io vi aderisco e ne sono stato anche il portavoce. Il Comitato sta organizzando una grande manifestazione acquea sul Canale Contorta Sant’Angelo per domenica 21 settembre per dire no al suo scavo: andiamoci tutti con le nostre barche, che è il modo migliore per fare vedere quale è la laguna che vogliamo. Andiamoci come persone, ma andiamoci anche ufficialmente, come associazioni veliche e remiere: sono sicuro che è compito statutario di tutte le società di canottaggio, di tutte le remiere, di tutte le società veliche promuovere la difesa della nostra cultura acquea e dell’ambiente che l’ha prodotta. Diffondete questo appello tra i soci.

Venezia, 8 settembre 2014

Silvio Testa

Cittadino veneziano, appassionato di remo e di vela

Autore dei libretti “E le chiamano navi” e “Invertire la rotta”

ATTENZIONE: FIRME PRO-CONTORTA RACCOLTE CON L’INGANNO E LA TRUFFA!!!

Standard

tommasoalive                                                                                      

ATTENZIONE, LA CONTRO-RACCOLTA FIRME “SALVIAMO VENEZIA: VIA LE NAVI DA SAN MARCO” (dal titolo volutamente FUORVIANTE, perché in realtà è a favore dello scavo del canale Contorta) procede con l’inganno e la truffa: lo stesso Tommaso Cacciari del Comitato No Grandi Navi – ferocemente contrario allo scavo del Contorta – è stato ringraziato da change.org per una firma MAI messa. Evidentemente qualcuno ha usurpato il suo nome per confondere i distratti e mestare nel torbido. Partiranno al più presto denunce e comunicati stampa.

AGGIORNAMENTO. 

Anche Beppe Caccia si è ritrovato tra i firmatari di una raccolta-firme che è ben lungi dal voler appoggiare. Questo il suo comunicato:

FIRME FALSE PER LA PETIZIONE PRO SCAVO CONTORTA:
SONO FARABUTTI E MALDESTRI!

“Ieri mattina ho trovato nella mia posta elettronica un inequivocabile
messaggio proveniente dal comitato “Venice Alive” che mi ringraziava per aver sottoscritto sulla piattaforma internet “change.org” la petizione indirizzata al presidente del Consiglio Matteo Renzi, ambiguamente intitolata “Salviamo Venezia, via le navi da San Marco”, e in realtà favorevole al devastante scavo del canale Contorta Sant’Angelo.
Sono – come potete immaginare – sobbalzato sulla sedia.
Non ho mai, né avrei mai firmato un documento che istiga alla realizzazione di una nuova grande opera, che rischia di dare il colpo di grazia al fragilissimo equilibrio idrodinamico della nostra Laguna. Anzi, contro questo folle progetto, utile solo alla lobby che si ostina a voler mantenere alla Stazione Marittima l’insostenibile terminal passeggeri della crocieristica, mi sono battuto fin dall’inizio a viso aperto dai banchi del Consiglio Comunale e a fianco di tanti cittadini, denunciando pure come vi sia pure il concreto pericolo che tale opera, dal valore di 250-300 milioni di Euro, sia appaltata – senza alcuna trasparente procedura – alla stessa cricca del Mo.S.E..
Il mistero può avere una sola spiegazione: forse qualche troppo zelante, e ben pagato, consulente alla comunicazione, ansioso di poter contrapporre un migliaio di firme on line alle decine di migliaia raccolte dai cittadini che si battono per allontanare definitivamente le grandi navi dalla Laguna e per scongiurare la sciagura di una nuova grande opera alla nostra Città, ha pensato bene di buttare qualche centinaio di firme false sulla piattaforma di “change.org” raccogliendo qui e là indirizzi mail che ne confermassero l’autenticità.
Farabutti e maldestri, verrebbe da dire!
Hanno fatto male, ancora una volta, i loro calcoli.
Perché qui sono in ballo gravi reati penali. E chi di dovere ne individuerà gli autori.
Infatti ho già presentato alla Questura di Venezia, con l’interessamento della Polizia Postale, un esposto-denuncia a carico per il momento di ignoti.
Resta il dato di fatto, inquietante e rivelatore. Rappresentano interessi
privatissimi e ultraminoritari. Tant’è che per gonfiare il consenso virtuale intorno a progetti affaristici e devastanti hanno bisogno di usare trucchetti al di fuori della legalità.
A queste lobby senza scrupoli, evidentemente, lo scandalo Mo.S.E. sembra non aver insegnato niente. Anzi credono di poter contare sempre su una certa impunità.
È ora di spiegare loro che la “festa è finita”!

Beppe Caccia”

Stessa sorte per Gianfranco Bettin. E’ evidente che non si tratta di semplice “trollaggio”, ma di usurpazione di identità e indirizzo email altrui. Più in malafede di così?????

SILVIO TESTA RISPONDE A DE MICHELIS

Standard

Demichelis

 

Questa la replica di SILVIO TESTA:

“E’ curioso come Cesare De Michelis nella sua intemerata di sabato 30 agosto contro quanti si battono contro un crocerismo incompatibile e per una portualità sostenibile cada negli stessi vizi che egli imputa ai suoi avversari, usando ragionamenti emotivi e dimostrando scarsissima dimestichezza con ciò di cui parla e in particolare con la laguna.

Tre gli argomenti usati da De Michelis: 1) lasciamo fare agli esperti; 2) Venezia non è fragile ma è sopravvissuta a tutte le trasformazioni prodotte nel corso dei secoli dall’intervento della scienza e dell’ingegneria degli uomini; 3) Venezia non è una incongrua Disneyland ma un’antica capitale che per vivere ha bisogno di lavorare e partecipare alla vita. Bene:

1) Se gli esperti di De Michelis sono quelli che finora hanno gravitato attorno al Consorzio Venezia Nuova e al Magistrato alle Acque, e sono quelli, aspettiamo che si concluda la vicenda giudiziaria del Mose, e poi ne parliamo. Gli altri, quelli indipendenti, come gli Idraulici dell’Università di Padova, o i componenti della Commissione nazionale di Valutazione di impatto ambientale, o i membri della Commissione per Venezia dell’Istituto di Scienze Lettere e Arti si sono già espressi contro la creazione di un nuovo canale artificiale al posto del povero Contorta Sant’Angelo e per l’estromissione delle grandi navi dalla laguna;

2) Venezia ha usato per secoli tutto il sapere a sua disposizione per mantenere la laguna in quell’equilibrio che era garanzia di sopravvivenza per la città. Per far uscire e entrare dalle bocche di porto le navi di allora – le navette di allora! – si usavano i “cammelli”; le si sollevavano, cioè, con cassoni galleggianti e chi avesse proposto di approfondire le bocche o scavare canali artificiali probabilmente sarebbe finito ai Piombi. Dall’Ottocento la bussola non è più stata l’equilibrio della laguna ma il suo forzato adattamento a una portualità sempre meno compatibile, con la “soluzione finale” del Canale dei Petroli che ha ridotto la laguna centrale a quello che gli esperti chiamano “il cratere” e che, col suo prolungamento attraverso il Contorta, dovrà venire raddoppiato e arginato dividendo la laguna in due bacini, cosa vietata dalla legge (se ciò, nell’Italia di oggi, significa ancora qualcosa);

3) Venezia è un’antica capitale trasformata oggi in Disneyland da quel turismo ingovernato di cui il crocerismo è parte; il Porto, tutto il Porto, è tenuto in vita dalle crociere, e questo spiega l’accanimento dell’Autorità Portuale per mantenere in laguna le grandi navi. Ma ciò non sarà per sempre, sarà per poco: crescente gigantismo navale e Mose alle bocche di porto, con la crescita del livello del mare prevista da tutti gli esperti, metteranno fuori gioco la portualità lagunare. Se davvero si vogliono salvare traffici e lavoro bisogna dunque guardare già da oggi a un porto fuori dalla laguna: non si sa se l’off shore così fortemente voluto da Paolo Costa sarà in grado di intercettare i traffici che potrebbero giustificarlo, mentre è indubbio che il crocerismo “tira”, con navi sempre più numerose e sempre più grandi. Dunque, ammesso che Venezia voglia davvero morire di turismo, perché un porto commerciale fuori dalla laguna sì e un porto passeggeri no?

Silvio Testa

Autore dei libretti “E le chiamano navi” e “Invertire la rotta” (Corte del Fontego Editore)”