Lido di Venezia. Giorni fa, spingendomi verso la diga di San Nicoletto, ho visto qualcosa luccicare in lontananza. Mi sono avvicinato con una certa inquietudine e, arrivato alla diga, ho visto definirsi ai miei occhi, sull’altra sponda, questo poco ariostesco castello di Atlante. Fino a pochi mesi fa non c’era. L’impatto ambientale mi è parso francamente insostenibile…
LA FONDAZIONE HUNDERTWASSER RESPINGE CON ASPRE PAROLE LA PETIZIONE PER L’APERTURA AL PUBBLICO DELLA VENEZIANA VILLA EDEN
[Foto del lato sud del giardino di Villa Eden scattate il giorno 12 dicembre 2020]
Malgrado lo statuto della FONDAZIONE HUNDERTWASSER di Vienna, proprietaria di Villa Eden, reciti:
“È scopo e compito della Fondazione Hundertwasser Non-Profit comunicare gli interessi del fondatore, la sua arte e le sue attività per mezzo di mostre, pubblicazioni, conferenze, seminari, iniziative e altri eventi e attività che promuovano un mondo più umano in armonia con la natura secondo le aspirazioni e i desideri interiori dell’uomo”
la richiesta inviata alla sua presidenza dalla Commissione Cultura del Comune di Venezia è stata rigettata “a male parole”.
Riporto un passo della richiesta inviata, del tutto in linea con lo statuto della Fondazione:
“Rendere visitabile lo storicoGIARDINO EDEN a Vostra discrezione riguardo a termini, date e affluenza, potrebbe essere un’occasione per ideare dei dibattiti tecnico-scientifici che investirebbero molteplici discipline come ad esempio la botanica, l’architettura, l’ecologia, con tutto quello che essa rappresenta in termini di approccio e qualità di vita. In tal guisa verrebbe approfondito il pensiero dell’architetto Hundertwasser…”
Se la Fondazione gode di qualche agevolazione (fiscale o di altro tipo) qui a Venezia, mi piacerebbe le venisse sospesa, considerata la totale sordità della stessa a ogni possibile dialogo con il territorio.
SAVE VENICE SALVA I MOSAICI DI TORCELLO
Grazie, SaveVenice, da SalviamoVeneziaBlog:-)
PETIZIONE PER LA RIAPERTURA DEL GIARDINO DI VILLA EDEN, VENEZIA
Alla fine dell’Ottocento Frederick Eden, un gentiluomo inglese, si stabilì nell’isola della Giudecca dove diede vita a un giardino magico, un vero paradiso di colori e profumi. Ne raccontò la nascita e le vicissitudini nel libro “A Garden in Venice”, pubblicato a Londra nel 1903.Dalla morte dell’ultimo proprietario, l’artista Friedensreich Hundertwasser, avvenuta nel 2000, Villa Eden e lo storico giardino, un tempo frequentato da artisti internazionali, sono stati consegnati alla viennese Fondazione Hundertwasser, che ne impedisce la visita a chiunque. Risulta che il giardino versi in uno stato di completo abbandono, con alberi abbattuti e vegetazione lasciata a se stessa. Chiediamo che la fondazione Hundertwasser individui i modi di offrire ai veneziani la possibilità di tornare a visitare questo lembo prezioso dell’isola della Giudecca. Henry James lo descrisse nel suo famoso romanzo ‘il Carteggio Aspern’ e Gabriele D’Annunzio vi ambientò l’ultimo capitolo del suo libro ‘il fuoco’. La scrittrice giudecchina Roberta Rizzo (Moony Witcher) ne ha parlato nella serie della “Bambina della sesta luna”, lo scrittore Lucio Angelini vi ha ambientato la scena clou del noir “Il gondoliere cinese”. La regista giudecchina Serena Nono vorrebbe girare un film al suo interno… Sarebbe bello se la Fondazione Hundertwasser riaprisse al pubblico la storica dimora e ne appoggiasse le possibili iniziative culturali.
VI INVITO A FIRMARE LA SEGUENTE PETIZIONE:
LA SERENISSIMA IS NO LONGER THE MOST SERENE BUT RATHER ONE OF THE MOST POLLUTED PORTS IN EUROPE…
Traditionally known as La Serenissima, Venice is no longer “‘the most serene” but rather one of the most polluted ports in Europe, according to the green campaign group Transport and Environment.
ELEZIONI 2020. PLEBISCITO PER ZAIA. MA QUALCUNO IN VENETO COMINCIA A ROMPERSI IL PENE:-)
BRUGNARO E I CASSONETTI DI VENEZIA
“Io i cassonetti di Venezia non li pulisco più!”
VENEZIA. ELEZIONI 2020. NESSUN VOTO A CHI AUSPICA IL RITORNO DELLE MAXINAVI IN LAGUNA.
MAXICROCIERE IN LAGUNA: A QUALCUNO PIACE CALDO (IL FERRAGOSTO).
Non abbiamo mai accettato la presenza dei megamostri nella nostra Laguna fragile, ancor meno oggi possiamo accettare la ripresa della stagione crocieristica in un momento di grave crisi sanitaria in cui le navi si sono rivelate bombe ad orologeria del contagio. In un momento in cui focolai continuano ad esplodere in tutta Europa, in cui la politica dei respingimenti mette a repentaglio la vita di migliaia di persone già in difficoltà, in cui scuole e università ancora non presentano un piano di ripartenza, da settimane le compagnie crocieristiche vendono biglietti per economiche escursioni nel Mar Mediterraneo. Senza avere ancora la conferma definitiva da parte del governo, a mezzo stampa i portavoce delle compagnie fanno pressione affinché le istituzioni favoriscano la loro ripartenza avvalendosi della favola della ripresa economica -a vantaggio solo dei proprio introiti.
Non sono bastate le class action partite dagli Stati Uniti, che rivelano una malagestione sistematica dei casi di Covid-19 a bordo delle navi divenute lazzaretti, bloccate e respinte da tutti i porti del mondo. Non sono bastati notizie, video e reportage degli equipaggi costretti a bordo per mesi, lasciati in balia di se stessi a causa di tutele lavorative pressocchè inesistenti. Non sono bastate le odissee delle centinaia di passeggeri costretti a sbarcare per essere sottoposti al trattamento sanitario, in piena pandemia, in territori in cui il sistema sanitario era già al collasso. È tutto finito nel dimenticatoio. Le compagnie si dicono pronte e pimpanti per la ripartenza. Pronte a tornare a squarciare il Bacino di San Marco e il canale della Giudecca, sfruttare la bellezza di una città che stenta a ripartire. Tanta arroganza non può che trovarci compatti e forti nel dichiarare che risponderemo in maniera del tutto inedita e consona a questo sfregio. Non siamo più disposti a sopportare che delle multinazionali facciano il bello e il cattivo tempo nel dettare i ritmi della ripartenza, che dovrebbe invece vederci coinvolti in prima persona nella gestione di una città e un territorio che è bene comune e patrimonio mondiale.
Veniamo da mesi di lockdown in cui il fermo totale ha inciso profondamente sul tessuto socio-economico, e Venezia è stata una città più colpita di altre. Il dibattito pubblico durante le settimane più dure ha visto la profonda messa in discussione della crocieristica nella cornice più ampia del turismo di massa a buon mercato. Molto si è promesso e evocato per far fronte alla desolazione della città fantasma. Le calli e i campi, immersi nel silenzio, esplodevano della contraddizione di una città completamente lasciata in balia del libero mercato della monocoltura turistica, sempre venduto come unica fonte di prosperità per la città, divenuto negli anni il cancro che si è divorato tutta la vita possibile. Di fronte al vuoto pneumatico lasciato da un’economia così volubile, nei giorni della pandemia tanto si è detto sulla necessità di cambiare radicalmente il modello di sviluppo della città.
Eppure, a poche settimane dalla riapertura ancora ci troviamo a fronteggiare una ripartenza che vuole essere come prima e più di prima. Che vuole riproporre la facile e spiccia ricetta del gran turismo e delle grandi navi come unica soluzione alla ripresa economica e produttiva della città.
“Fuori le grandi navi” significa investimento e progettualità nella costruzione di soluzioni più giuste, eque e compatibili con l’ambiente e gli ecosistemi. “Fuori le grandi navi” significa battersi per il futuro di una città che prima di altre ha sofferto le drammatiche conseguenze della crisi climatica, frutto anche e soprattutto di volontà politiche miopi, affaristiche e scellerate.
RI-MORTE A VENEZIA
L’Hotel des Bains al Lido di Venezia è un po’ il simbolo dell’isola, ma è chiuso da dieci anni e adesso è persino crollato il tetto. In compenso è stata autorizzata una colata di cemento nell’oasi protetta di Ca’ Roman…Della serie: come MANDARE IN MALORA i tesori storici di cui si dispone e aumentare il DEGRADO e le DEVASTAZIONI AMBIENTALI. Perchéééééééé, cazzoooo!!!
Ha risposto Alessandro Marzo Magno su Facebook: “Perché costa meno costruire che ristutturare. Finché non adotteranno norme che rendano più conveniente ristrutturare anziché costruire, non se ne esce.”
E io: “Sugli edifici di interesse storico-architettonico dovrà pur esserci qualche vincolo.”
Alessandro: “Sai come fanno a superare i vincoli? Li scoperchiano e li lasciano lì un po’ di anni: pioggia e intemperie varie li danneggiano e li rendono pericolanti. Allora arriva il decreto di demolizione. Addio edificio vincolato.”
Io: “Tragicamente vero. Già accaduto per l’ex Ospedale al Mare. Siamo messi proprio bene.”